Egitto, domani a Roma la salma di Regeni

E’ previsto per le 13 di domani l’arrivo della salma di Giulio Regeni, il dottorando italiano trovato morto in circostanze ancora da chiarire alla periferia del Cairo. Il corpo sarà sottoposto ad autopsia che avverrà all’istituto di medicina legale della Sapienza. Secondo il programma predisposto dagli investigatori sarà fatto anche un esame tossicologico. A dirigere l’indagine avviata ieri con l’apertura di un fascicolo è Sergio Colaiocco che ha ipotizzato il reato di omicidio volontario. Contemporaneamente il pubblico ministero ha avviato una rogatoria internazionale per avere dalle autorità egiziane copia degli atti compiuti dal momento del ritrovamento della salma. Tra il nostro Paese e l’Egitto non ci sono trattati di reciproca assistenza e, di conseguenza, bisognerà contare sulla buona volontà dell’autorità straniera perché gli investigatori italiani possano essere agevolati nel loro lavoro. Intanto sono in partenza oggi per il Cairo gli uomini dello Sco e del Ros che devono prendere contatti con la polizia egiziana. E’ blindato l’ospedale italiano Umberto I al Cairo, dove è stato trasferito il corpo di Regeni. Un giornalista di Aki – Adnkronos International sul posto ha constatato un massiccio dispiegamento di agenti della polizia egiziana, che stanno allontanando i reporter riuniti nei pressi dell’ospedale. Intorno alle 12, ora del Cairo, era prevista una messa all’interno dell’ospedale in ricordo di Regeni. ‘Stupore e costernazione’, gli 007 commentano così la notizia, diffusa su alcuni blog e siti, circa presunti collegamenti tra Giulio Regeni e i servizi di sicurezza italiani. Ogni e qualsiasi collegamento di Regeni con l’Intelligence italiana è da smentire categoricamente, tagliano corto fonti qualificate dell’Intelligence, così come sono da ‘rifiutare con determinazione’ certe inqualificabili falsità e strumentalizzazioni della vicenda riguardante il ricercatore universitario. ‘Il Manifesto’ ha pubblicato in prima pagina il reportage ‘In Egitto, la seconda vita dei sindacati indipendenti’ di Regeni nonostante la diffida della famiglia del ragazzo. L’articolo, spiega il quotidiano, è stato inviato da Regeni e sollecitato via e-mail a metà gennaio. ‘Ci aveva chiesto’,   si legge in un comunicato del giornale, di pubblicarlo con uno pseudonimo così come accaduto altre volte in passato. Ci abbiamo pensato e abbiamo deciso di offrirlo oggi ai nostri lettori come testimonianza, con il vero nome del suo autore, adesso che quella cautela è stata tragicamente superata dai fatti’. In un editoriale dello stesso giornale si sottolinea che il giovane temeva per la sua incolumità. Questa è la verità che per noi emerge e che vogliamo proporre e testimoniare sulla morte violenta al Cairo di Giulio Regeni. Oltre a precisare che non siamo abituati come manifesto alle speculazioni sulla vita altrui o ai retroscena legati a complotti, tantomeno ad abusare stile ‘asso nella manica’ delle persone”, nell’editoriale si ricorda che Regeni non era né un violento né un nemico dell’Egitto, al contrario amava quel Paese ed era esperto di lotte sociali, in particolare del sindacato egiziano e, dottorando a Cambridge, di crisi dei modelli economici del Medio Oriente. È deceduto, a quanto sappiamo finora, secondo la procura egiziana dopo violenze inaudite.

 

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