epa07331348 A handout video-grabbed still image from a video made available by the UK Parliamentary Recording Unit shows British Prime Minister Thersa May during Prime Minister's Questions in the House of Commons in London, Britain, 30 January 2019. EPA/PARLIAMENTARY RECORDING UNIT HANDOUT MANDATORY CREDIT: PARLIAMENTARY RECORDING UNIT BEST QUALITY AVAILABLE HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

Economia inglese e Brexit

L’economia inglese tira il freno sotto il peso della Brexit: nel quarto trimestre la crescita si è fermata allo 0,2%, dopo il +0,6% dei tre mesi precedenti. Lo comunica l’ufficio statistico. Nel solo mese di dicembre, con l’elevata incertezza sull’eventualità di un mancato accordo con l’Ue che ha colpito gli investimenti, l’economia ha segnato un calo dello 0,4%. Nell’intero 2018 la crescita è stata dell’1,4% e la banca d’Inghilterra prevede una frenata ulteriore a 1,2% quest’anno.

Il dato complessivo sul Pil britannico nel 2018 (+1,4%) diffuso oggi dall’ufficio statistico del Regno (Office for National Statistics, Ons) segna il livello di crescita annuale più basso dal 2012. Lo sottolineano i media. Secondo Rob Kent-Smith, responsabile delle stime sul Prodotto Interno Lordo nell’Ons, il rallentamento dell’economia nazionale “degli ultimi tre mesi” (+0,2% in totale, con un -0,4 a dicembre) è legato in particolare “al calo registrato nel settore manifatturiero dell’auto e dell’acciaio, e anche a una contrazione nell’edilizia”. Tutte realtà che, seppure in parte, hanno risentito nel giudizio prevalente di operatori e analisti delle incertezze sulla Brexit. “Tuttavia – ha aggiunto Kent-Smith – va notato come il settore dei servizi continui a crescere e come vadano bene la sanità, la consulenza d’impresa e l’information technology.

I dati dell’ufficio nazionale di Statistica giungono dopo che la Banca d’Inghilterra ha rivisto al ribasso le sue previsioni sul Pil 2019, al più 1,2 per cento dal più 1,7 per cento delle stime precedenti. Una revisione determinata sia dal rallentamento globale, sia dalla “nebbia” che circonda la Brexit e che secondo l’istituzione monetaria, nonostante i preparativi, vede il Paese come insieme non ancora pronto.

Il governo sta tentando qualche ulteriore mediazione con l’Unione europea, dopo che la bocciatura da parte del Parlamento Gg agli accordi di Brexit che erano stati raggiunti lascia il Paese esposto a una uscita disordinata, alla scadenza prevista del 29 marzo. Sul mercato dei cambi la sterlina ha reagito alle cifre segnando un netto ripiegamento, a 1,2898 dollari a tarda mattina a fronte di 1,2968 cui aveva chiuso la scorsa settimana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Arianna Manzi

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