E’ desolante e sconcertante il raffronto tra la nostra nomenclatura politica e quella degli Stati Uniti d’America

 

Il quadro desolante del sistema politico italiano, a pochi mesi dalle elezioni, diventa ridicolo ed a tratti raccapricciante se comparato a quello statunitense che con le elezioni presidenziali del sei novembre scorso ha dato al mondo intero, ancora una volta, una grande lezione di democrazia. Uno scontro, quello americano, incerto in quanto all'esito fino all'ultimo giorno, ma dove era chiaro l'obiettivo dei due candidati, sapendo ciascuno di rappresentare due visioni del mondo alternative: in economia, sui diritti civili, sulla tassazione, sul welfare. Obama e Romney si sono affrontati e combattuti a viso aperto andandosi a conquistare voti porta a porta, cercando di convincere persino quegli elettori che da anni non si recavano alle urne, in nome della democrazia e degli Stati uniti d'America. Per non parlare, poi, della professionalità con cui sono state gestite le operazioni degli scrutini, le proiezioni di voto, con la consapevolezza che il mondo intero li guardava con attenzione ed apprensione, consci di essere la più grande potenza della terra. Alla fine con Obama ha vinto la più grande democrazia del mondo. Tornando al nostro Paese, quello che più lascia allibiti è non solo il totale caos in cui versano io nostri partiti ma il fallimento dell'intero sistema Italia. I cittadini non sanno, ad oggi, per chi votano e per che cosa votano. La crescita esponenziale del movimento dei grillini, sta ad indicare un dato molto importante ed allo stesso tempo preoccupante che non si può semplicemente liquidare con la solita ed ormai obsoleta tesi dell'antipolitica, che fa comodo a coloro che temono il verdetto che i cittadini potrebbero dare con le elezioni di primavera, ma indica un'area senza ideologie di destra o sinistra il cui unico collante è rappresentato dalla fiducia riposta nel loro leader di professione attore comico. Questo non è altro che l'eredità di un sistema partitico in via di totale liquefazione che non è altro l'espressione più plastica di un sistema Italia in via di disfacimento. Nell'ambito di questo quadro allarmante s'inserisce in modo scaltro e furbesco, il nostro "amato Premier" che in un intervista ad un giornale francese, conscio della situazione che abbiamo dinanzi descritta, dichiara la sua disponibilità a prendere in mano le redini del futuro governo post elezioni, qualora dalle urne non venisse fuori una maggioranza in grado di Governare. La cosa che più ha colpito nella sua intervista è che si è rivolto a tutti gli italiani che oltre a combattere l'evasione fiscale, la corruzione, avversano il nepotismo. Ma il Premier prima di parlare di lotta al nepotismo, dovrebbe pensarci bene e farsi un attento esame di coscienza, visto che lui dello stesso ne è figlio e padre allo stesso tempo.

 

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