Draghi vola in Algeria per accordo sul gas

Cercare alternative al gas russo per ridurre la dipendenza energetica dell’Italia da Mosca. Rientra in questa ottica la missione in Algeria del presidente del Consiglio Mario Draghi, che oggi volerà ad Algeri per firmare un accordo per le forniture di gas con il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune.

“Lunedì mattina sarò con Draghi in Algeria per firmare un accordo sul gas che ci permetterà di fronteggiare gli eventuali ricatti russi”.  Così il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha annunciato la missione in Algeria. “Purtroppo siamo in ritardo come Paese, dovevamo diversificare molto prima, ma abbiamo tanti partner e amici nel mondo”.

Di Maio ha parlato anche del dibattito in corso tra i paesi dell’Unione Europea sul tetto al prezzo del gas: “L’Ue deve stabilire un tetto massimo al prezzo del gas. Non possiamo pensare in questo momento di preferire dinamiche speculative dei prezzi alla sicurezza delle nostre famiglie e delle nostre imprese”.

“Il tetto al prezzo del gas – ha spiegato – significa fermare le speculazioni che non sono legate oggi alle quantità, perché noi stiamo ricevendo tutto il gas dalla Russia, ma sono legate a dinamiche speculative-finanziarie”.

Il ministro degli Esteri ha poi fatto un punto sulla situazione degli approvvigionamenti energetici dell’Italia e degli sforzi per ridurre la dipendenza dal gas russo: “Nell’ultimo mese e mezzo sono stato in Algeria, Qatar, Congo, Angola, Mozambico, Azerbaigian: tutti questi Paesi si sono detti disponibili ad aumentare le forniture all’Italia”.

Il premier Mario Draghi sarà ad Algeri per incontrare il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune. I due leader presenzieranno alla firma di una serie di accordi tra Eni e l’algerina Sonatrach per aumentare la fornitura di gas dall’Algeria all’Italia.

Le infrastrutture ci sono già: il gas algerino arriva in Italia grazie al gasdotto TransMed, che attraverso la Tunisia e il Mediterraneo porta il metano a Mazara del Vallo, in Sicilia. Si tratta quindi solo di “aprire i rubinetti” per consentire un maggior afflusso di gas.

La Tunisia è già il nostro secondo fornitore di gas, dopo la Russia. Da Mosca arriva il 40% circa dei 75 miliardi di metri cubi che il nostro paese consuma ogni anno, dal paese nordafricano il 31%. In base al nuovo accordo, l’aumento delle forniture dall’Algeria potrebbe coprire circa un terzo del gas che importiamo oggi dalla Russia di Putin.

Nei giorni immediatamente successivi allo scoppio della guerra in Ucraina, il governo Draghi ha avviato una serie di azioni diplomatiche alla ricerca di nuove forniture di gas in grado di liberarci al più presto della dipendenza energetica da Mosca.

Il primo risultato concreto in questa ottica è l’accordo che il premier firmerà oggi con l’Algeria, frutto delle buone relazioni diplomatiche con il paese nordafricano. Una intesa che arriva a circa un mese di distanza dalle missioni del ministro degli Esteri Di Maio e del numero uno di Eni De Scalzi che erano stati ad Algeri a poche ore dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

La ricerca di altre forniture di gas proseguirà nei prossimi mesi, con la diplomazia italiana che ha già portato a colloqui con Azerbaigian e Qatar, altri due importanti produttori di gas.

Nell’ambito di questa strategia nelle prossime settimane ci sarà un’altra missione in Africa del presidente del Consiglio, con Draghi che visiterà Angola e Congo.

Il progetto del gasdotto chiamato EastMed-Poseidon era stato autorizzato un decennio fa e poi dimenticato. I rallentamenti ai lavori del progetto derivavano dall’intenzione di non intaccare gli equilibri presenti nella regione mediterranea. Evitando così anche il rischio di alimentare delle tensioni con la Turchia. Ma la crescente necessità di approvvigionamento del gas da diverse fonti ha fatto ripartire il progetto del gasdotto. Quest’ultimo trasporterà gas per quasi duemila chilometri, dal Bacino Levantino nel Mediterraneo Orientale, tra Israele, Egitto e Cipro, fino ad Otranto.

Il progetto del gasdotto denominato Poseidon dovrebbe riuscire a trasportare oltre dieci miliardi di metri cubi di gas all’anno. Le sue capacità potrebbero però anche essere raddoppiate. Le tempistiche dei lavori potrebbero richiedere, secondo i protagonisti della realizzazione del progetto, Depa e Igi Poseidon, dai tre ai quattro anni. La data di inizio dei lavori è stata fissata per il mese di ottobre del 2023 con l’autorizzazione firmata dal ministro Roberto Cingolani. Entro la fine dell’anno 2022 invece si dovrebbero concludere le attività di design e di sviluppo del progetto, decidendo infine l’investimento necessario.

La decisione di iniziare i lavori per la realizzazione di un progetto di un gasdotto di quasi un decennio fa avviene a causa della situazione a cui l’Italia è sottoposta da quando il conflitto tra la Russia e l’Ucraina è iniziato. Tale circostanza ha infatti definito la nuova necessità per lo stato italiano di ricercare e diversificare le fonti di approvvigionamento del gas. Evitando così di utilizzare energia derivante dalla Russia. Il carico di energia che il nuovo gasdotto potrebbe apportare potrebbe ridurre il problema della crisi energetica, che sembra essere all’ordine del giorno fin dall’inizio della guerra.

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