Draghi ed il patto per lo sviluppo

Matteo Renzi accoglie con favore le parole del presidente della Bce che indicano un’apertura a chi fa le riforme. Apertura che possiamo tradurre in “flessibilità”. Dichiarazione che Draghi aveva già fatto a Renzi nel loro precedente incontro privato in Umbria e che assume detta in toni pubblici un significato sicuramente più pieno. Draghi, sia ben chiaro, non si candida a guidare la classe politica ma indica nel concreto la strada da seguire per uscire dall’angolo in cui l’economia europea è finita. La deflazione è ad un passo e Draghi pensa ad un trattato Ue. Mario Draghi a Jackson Hole, il simposio annuale che chiama a raccolta nel Wyoming i banchieri centrali di tutto il mondo, ha formulato la sua idea che è la proposta di un compromesso a vasto raggio tra i grandi contraenti è che è stato letto in varie cancellerie d’Europa. La proposta di Draghi è principalmente indirizzata a Matteo Renzi, Francois Hollande e Angela Merkel. Mario Draghi ha ribadito che la Bce è disponibile ad usare strumenti non convenzionali, tornando nuovamente a fare pressioni sui singoli stati perché approvino riforme che favoriscano, soprattutto, la creazione di posti di lavoro. Draghi ha ricordato i molteplici effetti negativi della crescita dei senza lavoro, ricordando che i disoccupati rappresentano una tragedia che ha effetti durevoli sulle loro capacità di generare reddito. Ma anche su coloro che un lavoro lo mantengono poiché cresce l’insicurezza e si mina la coesione sociale. Si è soffermato poi sugli stati, perché il tutto pesa sui conti pubblici e danneggia le prospettive politiche, e le realtà inflazionistiche a breve e medio termine influenzano l’azione delle banche centrali. E, anche quando non ci sono rischi alla stabilità dei prezzi, ha spiegato Draghi, ”ma la disoccupazione è alta e la coesione sociale minacciata, allora immancabilmente cresce la pressione sulle banche centrali per trovare una risposta”. Draghi mira a centrare le due grandi componenti: spinta ad i consumi e tagli di spesa, unite a profonde modifiche delle regole del lavoro: “Dobbiamo agire su entrambi i lati. Politiche di domanda vanno accompagnate da politiche strutturali nazionali, e le une non saranno efficaci senza le altre”. Draghi in pratica parla di flessibilità nel ritmo di riduzione del deficit, che resterà sempre entro il 3% del Pil, per dare spazio alle riforme. Ma Draghi pensa anche al bonus di 80 euro con il consiglio di “ridurre il carico fiscale con un impatto neutro sul bilancio”. Nel discorso di Jackson Hole chiede infatti ad i governi di “ridurre il cuneo fiscale sul lavoro”, limando il carico fiscale o contributivo per le imprese di ogni dipendente, in modo che costi meno assumere e produrre. Ed è questa la linea scelta dal governo Renzi che punta a fare le riforme che servono ed ha alleggerito le tasse alle famiglie con redditi medio-bassi.

 

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