Draghi: ‘A un anno dal Covid siamo al punto di partenza’

 “Il 10 marzo di un anno fa l’Italia si chiudeva diventando, per la prima volta, una grande zona rossa. Un nostro concittadino su venti è stato contagiato, secondo i dati ufficiali che, come è noto, sottostimano la diffusione del virus. Mai avremmo pensato che un anno dopo ci saremmo trovati a fronteggiare un’emergenza analoga e che il conto ufficiale delle vittime si sarebbe avvicinato alla terribile soglia dei centomila morti. Dobbiamo al rispetto della memoria dei tanti cittadini che hanno perso la vita il dovere del nostro impegno”, il premier Mario Draghi torna a parlare  dopo i discorsi di insediamento del governo al Parlamento e l’ottenimento del voto di fiducia. Nel giorno della Festa della donna, Draghi interviene con un videomessaggio alla Conferenza ‘Verso una Strategia Nazionale sulla parità di genere’, organizzata dal ministro per le Pari Opportunità Elena Bonetti e lo fa con toni allarmanti, cercando al contempo di essere rassicurante, sia sul fronte dei vaccini anti Covid che del piano di sostegno economico, che del Recovery Fund.

Il premier  non cita mai il suo predecessore e non entra nel merito di tutti gli errori commessi dal precedente governo, ma sullo sfondo se ne coglie lo spirito critico, soprattutto sul fronte della gestione delle vaccinazioni e dei ricoveri. Un anno è passato invano e il triste record dei morti italiani,  giunti quasi a centomila, suona come una pesante eredità del passato prossimo.

“Ci troviamo tutti di fronte, in questi giorni, a un nuovo peggioramento dell’emergenza sanitaria. Ognuno deve fare la propria parte nel contenere la diffusione del virus. Ma soprattutto il governo deve fare la sua. Anzi deve cercare ogni giorno di fare di più. La pandemia non è ancora sconfitta ma si intravede, con l’accelerazione del piano dei vaccini, una via d’uscita non lontana”.

“Nel piano di vaccinazioni, che nei prossimi giorni sarà decisamente potenziato, si privilegeranno le persone più fragili e le categorie a rischio. Aspettare il proprio turno è un modo anche per tutelare la salute dei nostri concittadini più deboli”.

Questo non è il momento di dividerci o di riaffermare le nostre identità. Ma è il momento di dare una risposta alle tante persone che soffrono per la crisi economica, che rischiano di perdere il posto di lavoro, di combattere le disuguaglianze. In un solo anno il numero di italiani che vivono in una situazione di povertà assoluta è aumentato di oltre un milione, mentre si sono acuite altre disparità, prima fra tutte quella tra donne e uomini”.

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