Donald Trump ha conquistato formalmente la nomination repubblicana per la Casa Bianca e sarà lui a correre per la presidenza degli Stati Uniti il prossimo 8 novembre. A sancire il trionfo del tycoon newyorchese la conta dei delegati nell’arena della convention di Cleveland. A regalargli la fatidica soglia dei 1.237 delegati e’ stata proprio la delegazione della sua New York, alla quale nel floor dell’arena si sono uniti i figli del tycoon Donald Jr., Eric, Tiffany e Ivanka. Ora manca solo l’ufficializzazione della nomination di Hillary Clinton, attesa nella convention democratica di Filadelfia la prossima settimana. Chiariamo che Hillary ha il 76% delle possibilità di vincere la Casa Bianca nella corsa contro Donald Trump, come emerge dalle previsioni del New York Times elaborate Stato per Stato. Le previsioni del Nyt si basano sugli ultimi sondaggi a livello statale e nazionale. Le probabilità di Trump di vincere le elezioni presidenziali del prossimo 8 novembre non vanno oltre il 24%. ‘La possibilità che la Clinton perda è pari a quella di un giocatore della Nba che sbaglia un tiro libero’, sintetizza il quotidiano. A fare di Hillary la favorita sono in particolare le previsioni di alcuni dei più importanti ‘swing state’, quelli di solito decisivi per la vittoria finale, come l’Ohio e la Florida. Quella di Trump e’ stata una corsa che all’inizio di questa campagna elettorale nessuno aveva immaginato. Lui si presentava come un outsider e in molti pensavano dovesse uscire presto dalla gara. Invece Trump e’ diventato il vero protagonista di questa stagione politica americana, con i suoi modi decisi e anche i suoi eccessi verbali contro l’Islam, contro gli immigrati sudamericani, contro i rifugiati siriani. Quel messaggio rivolto alla pancia del Paese in un momento in cui la paura per il terrorismo e le crescenti tensioni che attraversano l’America, anche razziali, hanno spostato parte dell’elettorato su posizioni piu’ conservatrici. A nulla sono valse le ultime resistenze degli anti-Trump arrivati a Cleveland. Il tycoon e’ riuscito a blindare un partito i cui vertici, dal presidente Reince Preibus allo speaker della Camera Paul Ryan, alla fine hanno deciso di ‘turarsi il naso’ e di assecondare il controverso candidato, senza tentare quel colpo di mano in cui in molti speravano. Questo senza contare le controverse prese di posizione sessiste e maschiliste che hanno fatto infuriare molte donne. Le sue posizioni anti-establishment negli ultimi mesi avevano messo in seria difficolta’ il partito repubblicano, aprendo di fatto una profonda crisi nella formazione storica della destra politica americana. ‘E’ un grande onere essere nominato per la candidature repubblicana alla presidenza degli Stati Uniti. Lavorero’ sodo e non vi deludero’ mai’, scrive Trump su Twitter, dopo che con la conta dei delegati alla convention del partito a Cleveland e’ stata formalizzata la sua nomination. Trump non era presente al palazzetto dello sport di Cleveland che ospita la convention ma ha ringraziato i delegati con un videomessaggio e parlerà alla convention domani sera accettando formalmente la candidatura alla presidenza degli Stati Uniti. Da ricordare l’apparizione sul podio del governatore del New Jersey, Chris Christie. Personaggio controverso, politico aggressivo e spesso eccessivo, Christie è stato uno straordinario oratore con l’attacco più duro e radicale a Hillary Clinton. Il governatore ha elencato tutti i motivi perché la Clinton non deve diventare presidente degli Stati Uniti: ‘Ha fallito in Libia… Ha messo le basi per l’esplosione dell’Isis… Ha appoggiato I peggiori tiranni del Medio Oriente… E’ stata una negoziatrice inetta nei trattati sul disarmo… Ha permesso alla Russia di tornare a essere un attore importante sulla scena internazionale… Ha appoggiato le politiche brutali dei fratelli Castro… Ha messo a rischio la sicurezza nazionale con l’uso di un account mail privato’. A ogni citazione dei presunti misfatti di Hillary Clinton, Christie ha chiesto retoricamente alla folla di delegati repubblicani se l’ex segretario di stato è colpevole o innocente. ‘Guilty’ è stata ogni volta la risposta delle migliaia di delegati, in un crescendo di urla, slogan, anche insulti contro la candidata democratica che è sfociato nel boato liberatorio finale.
Cocis