Il processo di indipendenza dalla Danimarca
Nel 1979 in seguito ad un referendum consultivo la Groenlandia ha ottenuto, con la cosiddetta Home Rule, un’autonomia parziale istituendo un proprio governo e Parlamento, con competenze in materia di affari interni. Nel 2008 poi è stato indetto un altro referendum che ha esteso la sovranità del Parlamento del Paese con una ancor maggior autonomia dell’isola. Il risultato del referendum, il Self-Government Act, è entrato in vigore nel 2009. In particolare, si è creata una base giuridica per aumentare il potere legislativo ed esecutivo del governo della Groenlandia nel settore della risorse naturali.
Dal 2013 la Groenlandia ha compiuto un ulteriore passo verso l’indipendenza dal governo di Copenaghen, aprendo le porte agli investimenti esteri nei settori dell’estrazione di uranio e terre rare, prima di esclusivo controllo danese. La Danimarca continua invece a controllare gli ambiti di difesa, politica estera e sicurezza.
L’impegno danese per la difesa e la politica estera in Groenlandia
La Danimarca detiene ancora il controllo in materia di politica estera e difesa in Groenlandia e sta aumentando le risorse per rafforzare la sorveglianza e missioni di intelligence nell’Artico. In particolare, a gennaio 2024, il governo danese ha annunciato di stanziare 2,74 miliardi di corone danesi (circa 400 milioni di dollari) per aumentare la difesa nell’Artico e Nord Atlantico, con l’impiego di droni a lungo raggio, per portare avanti la politica congiunta UE-NATO in materia di difesa in quei territori.
Senza dubbio a causa del cambiamento climatico e dello scioglimento dei ghiacci, l’Artico e dunque anche i Paesi nordici interessati dalle rotte artiche, tra cui la Groenlandia, stanno diventando un obiettivo geopolitico importante per numerose potenze, in primis Stati Uniti, Russia e Cina.
Gli Stati Uniti hanno addirittura provato ad acquistare l’isola per scopi economici e geopolitici: nel 1867 il Segretario di Stato statunitense William Seward aveva espresso la volontà di acquistare la Groenlandia, ed anche Harry Truman nel 1946 e Donald Trump nel 2025 (e prima ancora nel 2019) hanno reiterato questo interesse, prontamente rifiutato dal governo della Groenlandia.
Perché la Groenlandia è fondamentale per gli USA e la NATO
A causa dei vasti giacimenti di idrocarburi e minerali, come oro, platino, zinco, nichel, uranio e terre rare, la Groenlandia è un territorio al centro dell’interesse di numerosi Paesi. Durante la Guerra Fredda, l’isola svolse un ruolo importante per la sua posizione strategica al centro tra i porti sovietici in territorio artico e gli Stati Uniti e il Canada. Fu dunque utilizzata come base per osservare l’uso di missili balistici e nel suo territorio gli Stati Uniti utilizzarono in particolare la base aerea di Thule, situata nel comune di Avannaata, nella Groenlandia settentrionale.
La base di Thule fu anche scenario nel 1968 di un tragico incidente aereo durante il quale a causa di un incendio quattro bombe nucleari presenti su un velivolo B-52 dell’aviazione statunitense dispersero materiale radioattivo, inquinando una vasta area ghiacciata.
Oggi, con il crescente interesse geopolitico per l’Artico, la Groenlandia si trova al centro delle mire sia cinesi che statunitensi. La Cina intende rafforzare la cooperazione economica con l’isola principalmente per attività estrattive nelle miniere di ferro e zinco e con l’intento di costruire infrastrutture come aeroporti e basi scientifiche e di ricerca.
D’altro canto, gli Stati Uniti hanno siglato a dicembre 2023 un accordo con la Danimarca in materia di difesa per rafforzare la presenza NATO sul territorio danese. Anche l’Unione Europea sta cercando di aumentare la propria vicinanza al Paese nordico: a marzo 2024, la Commissione Europea ha infatti aperto un ufficio nella capitale Nuuk, per rafforzare la presenza europea nel Paese. Al momento però la Groenlandia sembra voler mantenere la sua apertura anche nei confronti del governo di Pechino, alla ricerca di una ancor maggiore indipendenza dalla corona danese soprattutto dal punto di vista commerciale e politico.
Ascoltiamo un italiano che vive da tempo in Groenlandia: ‘Il presidente americano ha qualche ragione di conoscere un po’ la realtà groenlandese. Dalla seconda guerra mondiale gli americani avevano mano libera in Groenlandia. Avevano paura che attraverso l’isola, i nazisti arrivassero negli Usa. Era una stupidata. Ma in quel momento e poi nella guerra fredda nei confronti dei sovietici, questa convinzione ha giustificato la presenza americana. Nella guerra fredda gli Stati Uniti costruirono una base militare sotto il ghiaccio, un Iceworm, serpente di ghiaccio, a 5 metri di profondità al centro dell’isola. Vicino c’era anche l’area dove volevano posizionare i missili atomici. A un certo punto cercarono insieme ai francesi di costruire una strada sul ghiaccio per 1.200 chilometri da ovest a est. Non ce l’hanno mai fatta. È stata una presenza prima di tutto militare. Pensi che a 20 chilometri da qui, ci sono i ruderi di una base americana che doveva restare segreta, ma è così segreta che noi due volte alla settimana ci portiamo i clienti. Fino a Trump vecchi e giovani hanno sempre pensato che gli americani fossero amici ma è una percezione cambiata completamente in poche settimane. Adesso i groenlandesi sono sconvolti. Il problema è che Donald Trump poteva dire “mettiamoci a tavolino e cerchiamo di organizzarci. Noi mettiamo i soldi e voi la terra. Ma lui ha detto “voglio tutto altrimenti vi sparo”. È un’offesa incredibile per questo popolo. Così cambia completamente la situazione. Si poteva fare qualcosa di buono insieme. Ma così è una rovina. L’indipendentismo qui è un fatto storico. Per cui tutti sono più o meno per l’indipendenza dalla Danimarca. Io però penso che il Partito democratico abbia vinto per un solo motivo: la pesca. Loro sono più attenti all’economia, e hanno promesso di limitare le quote di pesce che il precedente governo aveva messo. Qui la pesca, insieme alla cacciagione, è tutto. Pesce, balena e foca sono il cibo dei groenlandesi. Quanto alla Danimarca, senza i danesi, i groenlandesi sono più esposti. E secondo me sono anche spacciati, perché non avrebbero nessun aiuto da nessun’altra parte. Il rapporto con la Danimarca è particolare. Il popolo danese è molto liberale e molto sociale, anche se ha fatto tanti errori. Ma non si può dire che avessero coi groenlandesi lo stesso rapporto degli italiani con gli etiopi o dei britannici con l’India. I danesi hanno fatto tante cose stupide, ma nella geopolitica hanno giovato alla Groenlandia e ancora oggi lo fanno. C’è poi un secondo aspetto, importante. In Groenlandia è tutto pronto per l’estrazione dell’uranio. Lo era già 40 anni fa. Ma anche grazie ai sussidi danesi, non se n’è fatto nulla. Se venissero a mancare i sussidi, potrebbe darsi che la nostra paura dell’uranio venga superata. Sarebbe una tragedia per tutti noi. I giovani non danno molta importanza alla politica, anche se i nuovi dirigenti hanno studiato in Groenlandia e questo è importante. Io credo che ci vorrà un po’ di tempo per chiarire la situazione. Trump dovrà dire cosa vuole davvero da noi. Personalmente spero che la Groenlandia si apra all’Unione europea. Anche se di una cosa sono sicuro: non ci daranno alcun sussidio. Ma non lo so cosa accadrà, anche se ci penso mille volte al giorno’.
“Adesso basta”: il primo ministro uscente groenlandese Mute Egede ha annunciato in serata che riunirà i leader dei partiti “il prima possibile” in reazione alle parole di Donald Trump che ha ribadito il desiderio di annettere l’isola artica.
“Questa volta dobbiamo rafforzare il nostro rifiuto delle parole di Trump. Non dobbiamo continuare a mancare di rispetto a noi stessi”, ha scritto su Facebook Egede, che continua a guidare il territorio ad interim in attesa della formazione di un nuovo governo dopo la sua sconfitta alle elezioni legislative di martedì.