Domani alla Fonoteca di Napoli ‘Manga p’a capa’ di Francesca Di Martino

Frame topici, estrapolati dalle anime di alcuni famosi manga giapponesi anni ’70-’90, divengono veri e propri frame della memoria personale e collettiva, come rigurgito d’infanzia, trasposizione pittorica di ricordi primari indelebili, copertine di stralci di vita di pura felicità. Figlia della TV commerciale, uscendo da scuola correvo a casa, facevo in fretta i compiti, per meritarmi una prolungata seduta davanti ai cartoni animati preferiti, i cui protagonisti, affaccendati nelle rispettive avventure, condizionavano con il proprio comportamento e il proprio sentire il sistema di valori che si concatenava indissolubilmente a quello proposto dalla mia famiglia e dal contesto in cui bambina-spettatrice ero inserita. Il logo della rete emittente locale o nazionale che marchiava il volto del protagonista di turno imprimendosi con la stessa forza nell’archivio visivo personale, sottoscriveva, con la data della prima messa in onda o delle repliche, una stagione di una precisa annata della mia infanzia. La prima volta che vidi piangere papà fu davanti al finale di Peline Story, con mio fratello pochi momenti di condivisione davanti a Lupin III e l’Uomo Tigre a ora di pranzo, con mia sorella, Lady Oscar alle 20:00, quando l’unica tv a colori era nel salotto rosso, con Anna per imitare Hilary la ginnasta ritmica, comprammo da Madama 10 metri di nastro rosso per allenarci in corridoio, con Nico in macchina di notte per cantare le sigle, con Alessandra per vedere la puntata mentre preparavamo Storia dell’Arte Medioevale, con Dario e il gruppo intonando Planet O. E adesso con questa piccola mostra. Sindrome di Peter Pan?… Manga pa’ capa!

Francesca Di Martino

Circa Roberto Cristiano

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