“Per la giornata del 30 giugno i sindacati hanno proclamato uno sciopero dei lavoratori del settore elettrico, del gas e dell’acqua. Il motivo della mobilitazione va preso in seria considerazione e riguarda, ancora una volta, il tema degli appalti.” Lo dichiara Cesare Damiano, già ministro del Lavoro e consigliere Inail. “Su questo argomento – continua – abbiamo visto, per fortuna, un importante ripensamento del Governo, richiesto dal Pd, per quanto riguarda gli appalti al massimo ribasso. Aver cancellato la norma che consentiva nuovamente il loro utilizzo è stata una scelta coerente con la lotta contro la concorrenza sleale tra imprese, contro il lavoro nero e contro l’aumento degli infortuni sul lavoro. Così come è stato positivo il miglioramento della normativa dei subappalti dopo un positivo confronto con le parti sociali. Rimane però il problema sollevato dai sindacati con lo sciopero del prossimo 30 giugno. Si tratta dell’articolo 177 del Codice degli appalti che obbliga le aziende concessionarie a esternalizzare l’80% di tutte le attività oggetto di concessione. La cosa più grave è che questo avverrebbe anche nel caso in cui le attività vengano svolte direttamente dal proprio personale, destrutturando in questo modo un servizio fondamentale per il Paese e mettendo a rischio decine di migliaia di posti di lavoro regolari, trasparenti ed efficacemente contrattualizzati. Non si capisce perché, da un lato, ci commuoviamo per il destino dei giovani con il lavoro precario, piangiamo e deprechiamo infortuni e morti sul lavoro e poi, dall’altro lato, non facciamo quanto sarebbe in nostro potere per impedire irregolarità e lavoro nero”. “La norma va cancellata. La ‘transizione’ di Draghi non deve essere soltanto caratterizzata da una cospicua quantità di risorse, ma anche da una visibile qualità sociale”.