Dirty Dancing: ieri come oggi, l’amore vince sempre

All’Augusteo di Napoli, applausi per l’impegno di un cast giovane e affiatato, diretto da Federico Bellone, in un godibile remake che celebra il trentennale del film cult anni ‘80.

 

 

Sul famoso palcoscenico napoletano del Teatro Augusteo, fino al 25 febbraio, una speciale versione di ‘Dirty Dancing’, firmata dal regista Federico Bellone per il tour italiano.

Celebra i 30 anni di successi del celebre film, record di incassi nella storia del teatro europeo, titolo da record, con un Golden Globe all’attivo, Oscar per il brano “(I’ve Had) The Time of My Life”, vendite oltre i 40 milioni di copie della colonna sonora è più di 11 milioni di dvd e Blu-ray solo negli States.

Un Cult!

In scena a Napoli, un cast giovane e affiatato: Sara Santostasi, Giuseppe Verzicco, Simone Pieroni, Federica Capra, Mimmo Chianese, Claudia Cecchini, Lucia Cammalleri, Rodolfo Ciulla, Samuele Cavallo, Renato Cortesi, Russell Russell, Antonio Catalano, Felice Lungo, Paky Vicenti, Sonia Lynn Jamieson, Loredana Fadda, Daniela Ribezzo, Giulia Patti.

Interpreti e danzatori professionisti che hanno saputo trasmettere le giuste emozioni che determinarono il successo del celebre film e tuttora offrono un musical riuscito nella rivisitazione teatrale, grazie anche alla profondità dei brani, alle efficaci coreografie, alle trascinanti sonorità.

L’adattamento è di Alice Mistroni, le coreografie di Gillian Bruce; lo spettacolo è prodotto da Wizard Productions.

Un successo in partenza del tutto inaspettato: quando Eleanor Bergstein nel 1987 scrisse Dirty Dancing, diretto da Emile Ardolino, la pellicola fu addirittura cestinata, senza remore.

Le scene, all’epoca reputate alquanto di cattivo gusto, avrebbero invece dato vita ad un successo rinnovato, anche in questo piacevole remake, per generazioni e generazioni, inclusa quella attuale, richiamando puntualmente un esercito di spettatori entusiasti.

Dirty Dancing il Musical (The Classic Story on Stage) è la trasposizione teatrale, alquanto fedele, del film – tra i simboli degli anni ‘’80 – ambientata in un’estate del 1963, che consacrò quale sex symbol il fascinoso Patrick Swayze, nel ruolo indimenticabile del maestro di ballo e Jennifer Gray in quello della dolce ma determinata Baby, simbolo del riscatto della ‘ragazza che passa inosservata’, per le giovani di quei tempi e pure per quelle degli anni successive, valido tutt’oggi, pur nel suo romanticismo smielato.  Nell’ atmosfera vacanziera e spensierata di un villaggio turistico, di narra della storia d’amore, nata in seguito ad un magico e movimentato incontro, tra la giovane Baby Houseman – in vacanza con i suoi genitori nel Kellerman’s Resort – e l’affascinante Johnny Castle, maestro di ballo al servizio dei facoltosi e soprattutto delle facoltose ospiti del complesso turistico. Uomo bellissimo quanto desiderato e continuamente tentato dalle clienti, libere ed impegnate, che se ne contendono la compagnia quanto i favori ovviamente coperti dal riserbo, nel rispetto della bigotta ed ipocrita mentalità imperante  La giovanissima Frances, ovvero Baby, ragazza modello e di sani principi, figlia minore e prediletta del famoso medico Houseman, ha chiari i suoi obiettivi e il suo futuro: punta ad entrare nei Peace Corps dopo essersi laureata alla Facoltà di Economia del Mount Holyoke College  La conoscenza inaspettata e determinante – un colpo di fulmine – di un bellissimo ragazzo appartenente al sottoproletariato, la porta però ad aprire gli occhi sul Mondo e sull’essenzialità dei sentimenti.

Baby si trova per caso a sostituire Penny in duo speciale, a lezione di danza e rimane ammaliata da Johnny, ‘galeotto’ un mambo proibito e suadente.

Indimenticabili le musiche, ad altissima carica sensuale i balli che riescono oggi come negli anni ‘80 a coinvolgere il pubblico nell’idillio tra i due.

La storia, scritta nel 1987 da Eleanor Bergstein, ha registrato 30 anni di successi con il film, ‘Dirty Dancing, the Classic Story on stage’.  Il tour italiano, la ripropone ora a teatro in questa versione speciale firmata appunto da Bellone.

Nella versione in scena a Napoli, Giuseppe Verzicco interpreta in maniera convincente, con la sua passione ed il suo furore – oltre che con i suoi acuti – il maestro di ballo, dal cuore tenero ma apparentemente rude se non cinico. Sara Santostasi è la diciassettenne sognatrice, cocciuta, Baby, subito amata inevitabilmente dal pubblico, già da quando esordisce: ‘Era l’estate del 1963, tutti mi chiamavano ancora Baby e a me non dispiaceva affatto. Questo era prima che uccidessero Kennedy, prima dei Beatles, quando credevo nell’impegno civile e soprattutto quando non avrei mai pensato che al mondo potesse esistere un altro uomo oltre a mio padre’.

È la semplicità delle parole di questa ragazza, così pura e autentica nei suoi limiti, nella sua goffaggine, nei suoi ideali e nelle sue speranze, che penetra il cuore degli spettatori già in partenza e li rende genitori del personaggio. Così come la schiettezza di Johnny, scapestrato che recupera valori concreti e giusti, entusiasmo e fiducia, grazie all’eterno miracolo dell’amore… quello che può toccare a tutti e tutti vorrebbero. Bene essenziale e desiderio primario di ciascun essere in ogni epoca.

È proprio sull’amore vero, quello con la sua grande comprensione e tolleranza, quello che non si lascia coinvolgere dalle ingiuste prevenzioni della Società perbenista – soprattutto feroce ed imperativa come quella di allora – dai tabù, dai marchi a fuoco, dai falsi preconcetti e dalle altrettanto false accuse, che si basa la trama – indovinata per quanto oggi scontata ma comunque efficace – che conquista tutti: la sua storia d’amore tra Johnny e Baby.

Sullo sfondo di questa commedia nostalgica che riesce ancora a fare sognare, per quanto lontanissima dagli schemi attuali, i temi sociali che segnano l’evoluzione ideologica e la conquista della consapevolezza da parte della protagonista, figlia di una famiglia borghese, che decide di lottare, nella sua sfera incominciando dal suo privato, a favore dell’uguaglianza e dei diritti umani e sceglie un amore ‘impossibile’ in netta contrapposizione con le aspettative dei genitori e della sua privilegiata classe sociale.

Ma, ‘nessuno può mettere in un angolo Baby!’. E così è!

Le musiche intense e le coreografie ben realizzate, spiegano il considerevole successo della versione cinematografica come di quella teatrale.

All’Augusteo, nella colonna sonora vengono proposti, oltre a ‘(I’ve Had) The Time Of My Life’, famosa brano vincitore di un Premio Oscar e di un Golden Globe, anche altri brani che hanno segnato la Siria del musical: ‘Hungry Eyes’, ‘Do You Love Me?’, ‘Hey! Baby’ e ‘In the Still of the Night’.

Gli effetti speciali tridimensionali, scelti da Bellone per le realizzazioni della scena del ‘bosco’ e del ‘lago’, non influiscono sulla impostazione volutamente legata a quella originale. Risultano valorizzati i fuori-scena che furono catturati con destrezza mentre gli attori, inconsapevoli, erano in pausa, così come le riprese e gli errori veri degli attori: Jennifer spiata insieme a Patrick, immortalati efficacemente nella loro spontaneità dalle telecamere, in scene che sono poi risultate essere le più riuscite dell’indimenticabile film dell’ ‘87.

“Uno dei pochi spettacoli in grado di portare davanti al sipario persone che non ci sono mai state, ed è l’unico titolo anglosassone in assoluto il cui allestimento italiano è stato esportato in tutto il Mondo, compreso il celeberrimo West End di Londra” – sottolinea Bellone nelle sue note di regia.

All’Augusteo, bel teatro partenopeo dal pubblico attento ed esigente, si avvera ancora una volta il sogno eterno di riscatto, cullato dall’io più profondo di tante donne qualsiasi. Quelle non bellissime – o, per lo meno, che non si reputano tali, magari sbagliando – non statuarie, non appariscenti e neppure affascinanti, che trovano speranza in questa favola/commedia dedicata ancora una volta al brutto anatroccolo, che diviene un bellissimo cigno agli occhi innamorati di un uomo  veramente bellissimo, in questo caso non un principe ma uno sventurato dei bassifondi con una forte umanità e comprovato desiderio di ‘redenzione’. Una storia romantica a testimonianza che si può essere scelte da un partner splendido  e seducente, anche se non ricco e senza cavallo bianco né mantello azzurro. Il desiderio può avverarsi per tutte.

Successo di pubblico per queste rappresentazioni iniziali, con una notevole partecipazione femminile. Presenti anche anche molti spettatori maschi che negli anni ‘80 hanno vissuto la propria gioventù. Tutti, donne ed uomini, alla ricerca, peraltro ampiamente soddisfatta, di potere rivivere le emozioni di un’epoca lontana trent’anni, che ai ragazzi contemporanei appare preistorica. Anni lontani, nei quali il fascino del proibito rendeva intense delle sensazioni oggi rare o del tutto sconosciute, alimentate da un sano erotismo che ora può fare sorridere oppure perfino ridere, ma che rappresenta nella sua ingenuità, la purezza delle prime emozioni e quella commovente riservatezza che probabilmente cela la vera bellezza dei sentimenti di coppia ed il segreto della nascita dell’Amore… quello autentico che ciascuno, più o meno segretamente, continua a sognare. Perché l’Amore – ieri come adesso – non ha età.

Teresa Lucianelli

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