Direzione nazionale del Pd tra mea culpa e critiche dei relatori

Promette una direzione nazionale che «parla al futuro» Enrico Letta, ma è il primo a sapere che sull’assise il passato pesa come e più di un macigno. È il motivo per cui ricorda che «la prima vita del Pd è stata di opposizione». Erano gli anni del governo Berlusconi. «Da quella esperienza – rivendica Letta – è nata la capacità pugnace del nostro partito». Era prevedibile che in un forza politica fiaccata dalla sconfitta elettorale, recuperarne l’autostima perduta è un imperativo categorico. Ma non basta. C’è anche da difendere una scelta, quella di andare da soli a fronte di un centrodestra unito. Ma sul punto il segretario dem ha una lettura alternativa: «C’è solo un partito che ha vinto le elezioni, Fratelli d’Italia. Per il resto sono state raccontate delle bugie».

Si ricomincia, dunque, dall’opposizione perché – sottolinea Letta – «il mandato che ci ha dato il voto è quello di essere la guida dell’opposizione». Ma la scadenza più ravvicinata è quella del congresso, che dovrà essere «costituente», ma senza stravolgimenti sul simbolo.   Nelle sue intenzioni dovrà servire a dare «una forte legittimazione a un nuovo gruppo dirigente». Letta immagina un passaggio di generazione «per sfidare il governo Meloni, guidato da una donna giovane anche se ha alle spalle una lunga vita politica». Un processo che guiderà in prima persona, restando però neutrale tra i candidati.

E, infine, il governo che verrà. «Lo giudicheremo per quello che farà», assicura Letta, contraddicendosi un secondo dopo quando accenna a un misterioso «venir  meno rispetto alle tante promesse di campagna elettorale».

Monica Cirinnà durante la Direzione nazionale del Pd afferma: «Abbiamo subito una sconfitta pesante, sono stati commessi errori politici e strategici.  È stato un errore polarizzare lo scontro con la Meloni, ci ha chiuso in un isolamento totale», ha proseguito Cirinnà sottolineando tra l’altro: «Non parlo di rottamazione, l’abbiamo subita e ci ha fatto male, ma c’è la necessità di un passaggio di testimone tra generazioni e generi».

Cirinnà non ha risparmiato critiche a Letta: «Nel percorso delineato dal segretario vedo l’ennesima conferma della volontà di conservazione dell’esistente, di favorire il posizionamento». Poi, tra le altre cose, ha parlato di un partito «respingente all’esterno, senza identità definita che non riesce a prendere posizioni chiare». Un esempio: «Non ho mai sentito la parola matrimonio ugualitario sulla tua bocca, segretario».

Anche nei giorni scorsi Monica Cirinnà su Fb aveva criticato duramente Letta. «Si prospetta una direzione – aveva scritto – nella quale, alla luce della tua lettera, tutto è già pronto, impacchettato e approvato dalle correnti, vista la batteria di agenzie in tuo supporto che stanno uscendo in queste ore. In tutta onestà, penso che questo sia un approccio del tutto sbagliato».

La Cirinnà aveva proseguito: «La tua proposta è una frettolosa ripartenza, che mette da parte l’analisi e l’ammissione degli errori. Da anni ci sottraiamo dall’agire il nostro conflitto interno, sedato ai vertici sempre e solo con un meticoloso uso del metodo Cencelli tra correnti e, invece, cresciuto costantemente tra la nostra gente, ignorata e relegata all’impossibilità di contare e farsi sentire».

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