Dietrofront Bannon: ‘Sostengo Trump, figlio è patriota’

Isolato dai suoi alleati politici e scaricato dai suoi finanziatori, l’ex stratega della Casa Bianca Steve Bannon fa una clamorosa marcia indietro per i suoi commenti sul primogenito del presidente apparsi nel libro ‘Fire and fury’ di Michael Wolff, dove ha definito sovversivo e anti patriottico il suo incontro con gli emissari russi alla Trump Tower durante la campagna elettorale. A cinque giorni di distanza dalle prime anticipazioni esplosive del libro, dopo essere stato ripudiato e umiliato pubblicamente da Trump, Bannon cerca di ricucire ribadendo in un comunicato il suo ‘incrollabile’ sostegno per il presidente e la sua agenda e tentando di ‘salvare’ il figlio: ‘ Donald Trump jr è un patriota e una brava persona’, mentre per  il Russiagate alza il tiro su Ivanka: pure lei incontrò i russi, anche se per breve tempo, nell’ascensore della Trump Tower.

Bannon, si rammarica per  il ritardo nel rispondere al resoconto inaccurato del libro riguardante Don Jr, cosa che ha distratto l’attenzione dagli storici traguardi del presidente nel suo primo anno di presidenza. I miei commenti sull’incontro con i russi,  spiega,  provenivano dalla mia esperienza di vita come ufficiale della Marina di stanza a bordo di un cacciatorpediniere la cui principale missione era dare la caccia ai sottomarini sovietici ai miei tempi al Pentagono durante gli anni di Reagan, quando il nostro focus era sconfiggere ‘l’impero del male’ e fare film sulla guerra di Reagan contro i sovietici e dal coinvolgimento di Hillary Clinton nella vendita dell’uranio ai russi.

Riferendosi allo stesso incontro, che aveva definito ‘sovversivo’ e ‘anti patriottico’ sostiene poi che i suoi commenti erano rivolti a Paul Manafort, un professionista di lungo corso di campagne elettorali con esperienza e conoscenza di come operano i russi. Avrebbe dovuto sapere che sono sleali, furbi e non amici nostri.

Bannon ribadisce quindi che non c’è stata alcuna collusione con i russi e che l’indagine è una caccia alle streghe. L’ex stratega tenta di ricucire anche il suo rapporto personale con Trump, definendo il tycoon l’unico candidato che avrebbe potuto sfidare e sconfiggere l’apparato della Clinton e se stesso come l’unica persona finora che ha condotto uno sforzo globale per predicare il messaggio di Trump e del Trumpismo.

Bannon quindi si dice pronto a sostenere il presidente nei suoi sforzi per ‘rendere l’America di nuovo grande’.

 Intanto, il presidente torna sul libro delle polemiche: ‘Ho dovuto stanare le fake news fin dal primo giorno in cui ho annunciato di voler correre per la presidenza. Adesso ho a che fare con un fake book, scritto da un autore completamente screditato. Ronald Reagan ebbe lo stesso problema e lo affrontò nel modo giusto. Io farò lo stesso!’,  scrive su twitter,   attaccando ‘Fire and fury’.

Su Ronald Reagan si parlava relativamente alla stabilità mentale, evocando l’alzhemeir su cui si speculava, che venne rivelata   solo cinque anni dopo aver lasciato la Casa Bianca.

La CNN riporta alcuni passaggi del volume, senza, però, verificare in modo indipendente tutti i dettagli del libro.

La prima notizia internazionale coinvolge l’ex primo ministro britannico Tony Blair, che ha tenuto un incontro segreto nel febbraio 2017 con il genero di Trump, Jared Kushner, allo stesso tempo consulente ufficiale del presidente. Blair durante la riunione avrebbe svelato un informazione confidenziale, cioè che il Regno Unito avesse spiato i funzionari della campagna elettorale  o addirittura Trump stesso. Ne parlano anche le pagine del ‘Times’ di Londra e del ‘Guardian’, che hanno pubblicato gli estratti dopo aver ottenuto una copia del libro.

Ora Tony Blair nega categoricamente le affermazioni, dicendo che non ha mai avuto una conversazione del genere né con Kushner, né con nessun altro, aggiundendo che con Kushner aveva parlato solo del processo di pace in Medio Oriente.

Sempre all’inizio del 2017, il 3 gennaio, durante una cena a tarda notte tra il capo della Fox News Roger Ailes e l’allora stratega capo della Casa Bianca Steve Bannon, il discorso sulla Russia era nel ‘menù’. Il racconto più importante di Bannon riguarda proprio la Russia e il suo coinvolgimento durante le elezioni presidenziali per offrire a Trump i documenti compromettenti su Hilary Clinton.

Durante questa cena di gennaio Bannon annunciò il piano immediato dell’amministrazione entrante per spostare l’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme. Ciò avviene nel dicembre scorso, Donald Trump riconosce ufficialmente Gerusalemme come capitale d’Israele sfidando così tutti i suoi oppositori. Il dipartimento di stato americano inizierà immediatamente il processo per attuare il trasferimento dell’ambasciata degli Stati Uniti in Israele da Tel Aviv.

L’ultima questione importante riguarda la Cina. Wolff scrive che Bannon era desideroso di sottolineare il futuro ruolo globale della Cina durante la cena con Ailes, riferendosi alla superpotenza come ‘vero nemico’ e il ‘primo fronte in una nuova Guerra Fredda’. Nel piano politico degli Stati Uniti era importante costruire forti legami con la Cina, proprio per le potenzialità che quest’ultima ha. Ed è vero, l’interesse di Trump verso la Cina è in crescita.

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