Diagnosi precoce alzheimer grazie al ‘cavalluccio marino’

‘Cavallucci marini’, onde elettromagnetiche, rame libero. Per scovare i segni premonitori dell’Alzheimer, una delle malattie più devastanti del XXI secolo che colpisce 600 mila persone in Italia e 25 mln nel mondo, gli esperti stanno mettendo in campo studi e osservazioni scientifiche, anche al di fuori da quelle ‘tradizionali’. Gli ultimi sviluppi vengono presentati al Congresso dell’Associazione Fatebenefratelli per la Ricerca che si apre domani a Brescia al quale prendono parte 150 studiosi. Con il termine ‘cavalluccio marino’ in questo caso si intende l’ippocampo, un’area del cervello simile nella forma all’animale marino, fondamentale nell’elaborazione dei ricordi. Numerosi studi anche italiani hanno dimostrato che la misurazione nel tempo del suo volume rappresenta un marcatore estremamente sensibile della presenza di demenza di Alzheimer e della rapidità della sua evoluzione. A Brescia verranno presentati i risultati preliminari del tentativo di un gruppo di ricerca internazionale coordinato da Giovanni Frisoni dell’Irccs Fatebenefratelli di Brescia per definire gli standard di misurazione dell’ippocampo: “La disponibilità di un Protocollo standard – spiega Frisoni – contribuirà a validare i nuovi criteri diagnostici della malattia di Alzheimer e ad incoraggiare il loro uso, oltre che a favorire il confronto sugli effetti delle terapie farmacologiche”. Anche misurando le onde elettromagnetiche dell’attività cerebrale, spiega Paolo Maria Rossini, neurologo dell’Università Cattolica di Roma e Direttore scientifico dell’Afar, è possibile ottenere indizi sulla progressione di processi degenerativi del cervello, soprattutto concentrandosi sul ‘ritmo alfa’, quello del cervello sveglio e rilassato. Può dare invece qualche indicazione su una terapia la ricerca, che verrà illustrata durante il congresso, che ha dimostrato che un eccesso di rame libero nell’organismo, che può essere causato da un difetto genetico, facilita la degenerazione dei neuroni. “La ricerca dei segnali premonitori della malattia sta diventando sempre più urgente – spiega Rossini – perché si è visto che i pochissimi farmaci che abbiamo a disposizione hanno più efficacia e più tempo d’azione se si somministrano precocemente. Così i farmaci che saranno in grado di modificare l’evoluzione della malattia saranno sempre più costosi e difficilmente potranno essere dati a tutte le persone a rischio. Dunque la ricerca per identificare segnali precoci dell’Alzheimer è diventato uno degli obiettivi più urgenti della medicina”.

(fonte Ansa)

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