Fare conoscere in anticipo al Presidente della Repubblica la lista dei ministri del prossimo eventuale, e improbabile, governo delle Cinque Stelle è, un gesto propagandistico senza nessun senso istituzionale, ma anche senza nessuna violazione costituzionale.
Già appare deprecabile che nei simboli di molti partiti compaia il nome del leader, ma i leader sfruttano quel minimo di popolarità derivata dalle apparizioni televisive.
Fu Berlusconi a inaugurare la moda. Voleva non solo asserire con forza il suo predominio su Forza Italia e sul Popolo della Libertà, ma anche sottolineare che era lui e solo lui il candidato alla carica di Presidente del Consiglio.
Non ha bisogno Di Maio di mettere il suo nome nel simbolo del Movimento che è molto più noto di lui, e molto più attrattivo agli occhi di un elettorato insoddisfatto della politica italiana, irritato e anti-establishment, che non ha nessun bisogno di sapere in anticipo né il nome del Presidente del Consiglio né i nomi dei ministri.
E’ semplicemente una sceneggiata che merita poca considerazione perché non intacca per nulla i poteri del Presidente della Repubblica al quale spetterà la nomina del Presidente del Consiglio e, su proposta di questi, i ministri.
La nomina dei ministri spetterà a Mattarella e, se mai Di Maio andasse al governo, quei ministri dovrà prima di tutto concordarli con gli alleati della coalizione che fosse riuscisse a formare.
Di Maio sta semplicemente cercando di ‘fare ombra’ sia al centro-destra, che al PD con il suo attacco a due punte, Renzi e Gentiloni, e molti aspiranti nascosti nell’ombra.
La lista dei ministri di Di Maio mostra semplicemente personalità povere di esperienza politica, e null’altro.