Di Maio spingerà Conte all’opposizione

Giuseppe Conte, presidente di quel ch’è rimasto del movimento da lui rappresentato,   non ancora se n’è reso ben conto ma è stato praticamente spinto fuori dalla maggioranza con l’abbandono di Luigi Di Maio.

Non so quante settimane o mesi Conte impiegherà per sganciare quel che rimane -ripeto- del suo movimento dal governo e forse anche dalla maggioranza per cercare di ridurre le scontate perdite elettorali dell’anno prossimo, quando dovranno essere rinnovate le Camere, ma quel passaggio è ormai scritto nella sua storia personale e politica. Quando compirà lo strappo che non ha avuto il coraggio di consumare al Senato, dove ha solo allungato i tempi della trattativa per una risoluzione comune della maggioranza sulla guerra all’Ucraina e dintorni, Conte non riuscirà forse neppure ad ottenere il passaggio formale di una crisi di governo. O se vi sarà, si tratterà appunto di una formalità avendo Mario Draghi perduto solo una componente della sua maggioranza, e neppure più la prima, più consistente. I sessanta e forse più parlamentari di Di Maio avranno fatto sorpassare i grillini dai leghisti. I quali -guarda caso- da quando hanno avuto cognizione del blitz atlantista di Di Maio hanno smesso, o quasi, di minacciare crisi, disimpegno o altro ancora.

In Parlamento i gruppi 5 Stelle non sono più quelli di maggioranza relativa che Di Maio ha tenuto a vantarsi presentando, dopo un doveroso passaggio informativo al Quirinale, il “progetto” che si è proposto di realizzare chiamandolo “Insieme per il futuro”.

Giuseppe Conte rischia di creare ulteriori spaccature in quel che resta del Movimento 5 Stelle: c’è una sorta di “area neutra”, composta da chi non si è ancora schierato né con lui né con Luigi Di Maio ma che pretende chiarezza. Altrimenti ci sarà un’altra fuga. Ma non solo: tra i “contiani” di ferro iniziano a emergere le prime divisioni. E il punto della discordia non è affatto secondario, visto che riguarda il sostegno o meno al governo guidato da Mario Draghi.

A lanciare un campanello d’allarme in tal senso è stato Stefano Buffagni, secondo cui la permanenza in maggioranza dovrà essere oggetto di analisi e valutazione nelle prossime ore. “Restare nel governo? Vediamo, ci dobbiamo riflettere. Secondo me sarà uno dei tanti temi…”, ha dichiarato il deputato del M5S. Le cui parole potrebbero spianare la strada ad altri esponenti tentati dal trasferirsi all’opposizione.

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