Un vero e proprio terremoto in casa Cinquestelle a quattro giorni dal voto in Emilia Romagna e Calabria che – in caso di netta affermazione del centrodestra – potrebbe dare un colpo quasi da ko al Governo giallorosso, già in debito di ossigeno.
Nonostante le smentite, la notizia era nell’aria ed oggi è arrivata l’ufficialità. Luigi Di Maio non è più il Capo politico del Movimento Cinquestelle. Una scelta sofferta ma ormai inevitabile. Impossibile contenere mal di pancia e malumori, dopo le batoste e le tensioni, sempre crescenti, come testimoniano gli addii a raffica di un nutrito gruppetto di parlamentari -alimentati da quanti non hanno digerito l’alleanza con il Pd.
Impossibile poi non scorgere nelle parole dell’ex vicepremier e ormai ex capo politico un velo di amarezza, come testimonia la frecciatina al veleno indirizzata ad alcuni dei suoi. “Quello che ci anima è il fuoco che abbiamo dentro. Abbiamo tanti nemici, quando si prova a cambiare le cose c’è sempre qualcuno che ti fa la guerra. Ma i peggiori nemici sono quelli che contraddicono i valori per i quali si è lottato insieme”.
Di Maio poi rassicura – o quantomeno ci prova – sulla tenuta del Governo anche se per tanti il suo più che un passaggio sentito è di circostanza. “Noi dobbiamo pretendere il sacrosanto diritto di essere valutati almeno alla fine dei cinque anni di legislatura. Io penso che il governo deve andare avanti, perchè alla fine” della legislatura “i risultati si vedranno ma dobbiamo avere il tempo di mettere a posto il disordine fatto da chi ha governato per trent’anni prima”.