Di Maio, “La Lega ha investito in ArcelorMittal, abbiamo smascherato il sovranismo”

Intervenuto al Forum Ansa, il leader del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio ha parlato del caso ArcelorMittal e della situazione del governo in un momento politico complicato per l’Italia.

Nella prima parte del suo intervento Luigi Di Maio ha fatto il punto sulla crisi innescata da ArcelorMittal sull’ex Ilva. “Stiamo riparlando di Ilva perchè Arcelor Mittal si sta rimangiando l’accordo, l’azienda va obbligata a restare a Taranto”. “Può succedere che un imprenditore sbagli i calcoli ma gli oneri vanno fatti rispettare, le cambiali non vanno fatte pagare allo Stato ma rimangono alle imprese”.

“Va bene il dialogo ma senza minacce: Arcelor Mittal sapeva che avrebbe trovato un governo che pretende siano rispettati i patti. Chiedere di andare via da Taranto è un’azione inaccettabile che non è presupposto per il dialogo. Mettere sulla strada 5.000 persone mi sembra assurdo”.

Il leader del Movimento Cinque Stelle ha poi attaccato la Lega di Matteo Salvini, accusata di essere dalla parte di Mittal e non degli italiani. “Ogni volta che io provavo a essere duro, si schierava con Arcelor. Ora ho capito perché: hanno investito in Arcelor e stanno battagliando ancora per la multinazionale e non per i lavoratori. Abbiamo smascherato il finto sovranismo. Abbiamo gli unici sovranisti al mondo che perorano le battaglie delle multinazionali anziché i cittadini e i lavoratori. Allo Stato è stato chiesto di rispettare il contratto di Calenda, adesso chi ci chiede di rispettarlo non rispetta i patti. Io spero che i sovranisti siano mossi da orgoglio e non facciano i camerieri delle multinazionali”.

Inevitabile poi un commento sulla scorta a Liliana Segre in seguito alle minacce ricevute dalla senatrice a vita. “Una persona come la nostra senatrice a vita che si ritrova a sopravvivere ai campi di concentramento e da cittadina, in Italia nel 2019, si trova ad aver bisogno della scorta è una sconfitta per tutte le istituzioni. Le parole di solidarietà non bastano perché la verità è che l’avremmo dovuta difendere da quello che le sta capitando. Ecco perché si deve investire di più in istruzione. Le persone che offendono Liliana Segre o hanno frainteso il messaggio educativo del Paese o forse non hanno avuto occasione di studiare la storia. Ma se una senatrice a vita presenta una mozione in cui porta avanti il messaggio di tolleranza, di integrazione di no all’odio e metà dell’emiciclo si astiene abbiamo anche un problema nella politica: leghisti, Fdi e Forza Italia, che vorrebbero governare il Paese, avallano i comportamenti di chi ha offeso quella persona”.

Le tensioni all’interno del Movimento 5 Stelle rischiano di avere ripercussioni sulla stabilità del governo. Le ali secessioniste fanno sentire la propria spinta e Luigi Di Maio sta faticando e non poco nel tentativo di tenere unito il fronte in un momento particolarmente delicato. Sia per il M5S che per l’Italia.

Nel marasma pentastellato si sta ritagliando un ruolo di primo piano Morra, che sembra uno dei soggetti in grado di spostare l’ago della bilancia nel Movimento Cinque Stelle. Il Presidente della Commissione Antimafia, indicato come uno degli avversari di Di Maio, ha provato ad abbassare i toni della polemica ribadendo di non voler rovesciare il leader politico del MoVimento. La sensazione è che Di Maio stia pagando lo scotto della cocente sconfitta in Umbria. Il malumore si è trasformato in una neanche tanto velata contestazione al numero uno pentastellato. Sul quale, inoltre, pesa ancora la discussa alleanza politica con il Partito democratico anche a livello nazionale.

Per provare a riportare la situazione sotto il controllo dei vertici è Davide Casaleggio ha incontrato i deputati e i senatori pentastellati. Lo scopo del blitz sarebbe stato quello di compattare i ranghi per evitare fughe dal Movimento 5 Stelle. Fughe che hanno un contraccolpo anche sul governo, che soprattutto a Palazzo Madama viaggia sul filo del rasoi sempre confidando nel fatto che Renzi non voglia far saltare il banco.

 

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