Di Maio e Salvini tra reddito di cittadinanza e decreto sicurezza

Dopo il discorso di Mattarella, quello di Grillo e quello di Matteo Salvini, è arrivato anche l’intervento, annunciato e atteso, del vicepremier Luigi Di Maio, affiancato da Di Battista, tornato dal suo lungo viaggio che lo ha tenuto lontano dall’Italia per sei mesi. 

Dopo la battaglia sulle pensioni d’oro, Luigi Di Maio rilancia e fissa il suo nuovo obiettivo per il 2019, ossia quello di tagliare gli stipendi a tutti i parlamentari. “Vi ringraziamo tutti perchè ci siete stati vicino e senza di voi non saremmo andati da nessuna parte. Abbiamo ancora tante cose da fare, siamo solo alla fine dell’inizio. Ieri sera vi abbiamo promesso che vi regaleremo una bella legge per tagliare gli stipendi a tutti i parlamentari della Repubblica“.

Nel 2018 abbiamo combattuto una classe di privilegiati che ci sta combattendo anche in questi giorni perchè stiamo bloccando le pensioni d’oro, stiamo bloccando un sacco di cose, che vi avevamo promesso avremmo tagliato. Sicuramente veniamo da anni difficili, abbiamo dovuto fare battaglie grosse ma c’è sempre piaciuto combattere quei signori che utilizzavano i soldi pubblici e le leggi dello stato per privilegiarsi di una serie di diritti di cui non dovevano godere. 

Sta facendo poi  discutere mass media e opinione pubblica la notizia secondo cui, stando all’ultima bozza del provvedimento, il Reddito di Cittadinanza sarebbe rivolto anche agli stranieri. Certo, anche in questo caso ci sono condizioni particolarmente stringenti, ma Di Maio e Salvini nei mesi scorsi avevano assicurato che il sostegno avrebbe riguardato solo gli italiani.

 L’unica voce fuori dal coro – criticatissima – era stata quella del ministro dell’Economia Giovanni Tria, consapevole di aver dovuto dare delle spiegazioni all’Ue nel caso in cui il sostegno statale non fosse stato concesso ai cittadini extracomunitari regolarmente residenti in Italia. Già dal mese di settembre il numero uno del Mef aveva avvertito dei rischi di un provvedimento che, se dedicato solo agli italiani, avrebbe scatenato polemiche in Europa, sarebbe stato ostacolato dalla Commissione europea e avrebbe aperto una questione costituzionale. Ecco allora che, nonostante i proclami dei leader al governo, la formulazione attuale del Reddito di Cittadinanza prevede l’assegnazione del sostegno anche ai cittadini stranieri residenti in Italia da almeno cinque anni.

 Parte dell’elettorato non ha apprezzato questo scenario soprattutto per le rassicurazioni di Salvini e Di Maio. Nel corso di questi mesi i due hanno detto e ribadito che il reddito sarebbe stato dedicato esclusivamente agli italiani. “Che il reddito di cittadinanza sia limitato ai cittadini italiani è una precisazione che come Lega abbiamo accolto con grande piacere perché di regalare altri soldi agli immigrati che vagano per l’Italia non avevamo voglia”, aveva esultato Salvini di fronte alle rassicurazioni dell’alleato di governo, il quale aveva precisato che includere i migranti nella platea di riferimento avrebbe fatto saltare i conti. 

Con una nota ufficiale inviata al responsabile dell’ufficio anagrafe della città di Palermo,  il sindaco Leoluca Orlando ha disposto che non vengano osservate le norme previste dal cosiddetto decreto Salvini per quanto riguarda i criteri per l’assegnazione della residenza per gli stranieri.

Le nuove disposizioni previste dal decreto Sicurezza Stando alle nuove normative, il permesso di soggiorno non è più sufficiente per l’iscrizione all’anagrafe, necessaria per ottenere la residenza. Gli effetti del provvedimento, stando al sindaco di Palermo, sarebbero discriminatori. Senza iscrizione all’anagrafe locale, i cittadini stranieri non potranno avere la carta d’identità e non potranno accedere ad esempio al Servizio Sanitario Nazionale. Precluso anche l’accesso ai centri per l’impiego: “Non si possono togliere diritti a cittadini che sono in regola con la legge, solo per spacciare per ‘sicurezza’ un intervento che puzza molto di razziale” Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha chiesto dunque ai suoi funzionari comunali di non osservare le norme previste nel decreto sicurezza, diventato legge dopo l’approvazione alle Camere. “Il nostro non è un atto di disobbedienza civile né di obiezione di coscienza, ma la semplice applicazione dei diritti costituzionali che sono garantiti a tutti coloro che vivono nel nostro paese. Siamo davanti ad un provvedimento criminogeno. Ci sono migliaia, centinaia di migliaia di persone che oggi risiedono legalmente in Italia, pagano le tasse, versano contributi all’Inps e fra qualche settimana o mese saranno ‘senza documenti’ e quindi illegali. Questo significa incentivare la criminalità, non combatterla o prevenirla“. “Qui siamo di fronte ad un problema non solo ideologico ma giuridico, non si possono togliere diritti a cittadini che sono in regola con la legge, solo per spacciare per ‘sicurezza’ un intervento che puzza molto di ‘razziale’”, ha concluso Leoluca Orlando nella sua nota riportata dall’Ansa.

Immediata la risposta di Matteo Salvini che ha criticato Orlando – il sindaco sinistro – con un post condiviso sulla propria pagina Facebook: “Con tutti i problemi che ci sono a Palermo, il sindaco sinistro pensa a fare “disobbedienza” sugli immigrati”.

Il ragionamento di Orlando, che è anche un docente universitario di diritto pubblico, è che il decreto sicurezza, negando la residenza, limiterebbe l’esercizio della partecipazione alle formazioni sociali, condizionerebbe la libertà di movimento, farebbe venire meno il diritto alla salute e inciderebbe sull’inviolabilità del domicilio. Tutti diritti previsti dalla Costituzione e di cui, giurisprudenza alla mano, devono godere anche gli stranieri. Da qui la richiesta agli uffici di approfondire il tema “per evitare applicazioni ultronee delle norme che possano pregiudicare l’attuazione dei diritti”.

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