Di Maio contro l’inaffidabile Carlo Calenda

«Mi hanno sempre insegnato che ai bulli si porge l’altra guancia». A dirlo è stato Luigi Di Maio riferendosi a Carlo Calenda nel corso di una conferenza stampa alla Camera nella quale ha rivendicato di non aver mai risposto ai «veti» e «agli atteggiamenti impropri» del leader di Azione per quest’insegnamento ricevuto. Fatto sta che ora che Calenda si è collocato altrove, il leader di Impegno civico non ha avuto problemi a definirlo di fatto bullo e privo di credibilità.

«Il problema non sono i punti in comune di un programma, il problema vero è la credibilità, l’affidabilità. Calenda per un anno e mezzo ha invocato l’unità per sostenere il governo Draghi; ha detto che i patti sono sacri; ha criticato Conte, Berlusconi e Salvini che hanno buttato giù il governo Draghi e poi anche Calenda non mantiene i patti: martedì ha stretto la mano a Letta e la domenica se ne è andato. Calenda non è affidabile», ha detto Di Maio, per il quale in realtà il fatto che sia saltata l’alleanza tra Pd e Azione rappresenta una grande opportunità.

Negli accordi tra Calenda e il Pd c’era quello di non candidare nei collegi uninominali «candidati divisivi», che poi di fatto significava un no ad alcuni nomi, in cima ai quali c’era proprio quello di Di Maio.

«Io non ho risposto ai suoi attacchi, nonostante siano stati 10 giorni di attacchi continui in nome del “draghismo” contro il ministro degli Esteri del governo Draghi. Il che fa emergere tutte le contraddizioni di Calenda», ha detto Di Maio, aggiungendo che ora «noi andiamo avanti anche per le scadenze che abbiamo davanti di presentazione dei simboli e delle liste».

«Non mi alleo con Renzi, l’ho detto 6 milioni di volte». E, ancora: «Il suo modo di fare politica mi fa or-ro-re». Così parlava qualche mese fa Carlo Calenda, che sostanzialmente a ogni ospitata tv ribadiva quanto fosse siderale la distanza tra lui e il leader di Italia Viva. Oggi che i due hanno siglato l’accordo per correre insieme alle elezioni, quegli interventi hanno preso a rimbalzare copiosi su Twitter perché, se è vero che la memoria degli elettori è labile, è anche vero che quella dei social invece è durevolissima.

Ad andare per la maggiore è un intervento di Calenda del 21 novembre scorso a L’Aria che Tira. A Myrta Merlino che gli chiedeva del grande centro di Renzi, il leader di Azione rispondeva con una certa animosità che «non me ne frega nulla». «Non faccio politica in questo modo, è uno che dice A e fa B, non me ne importa niente», affermava Calenda, aggiungendo che quel modo ondivago di fare era il motivo per cui la gente si allontanava dalla politica. «Un modo che a me fa orrore», sottolineava ancora Calenda, ribadendo che «di questo centro come fritto misto che una volta va a destra e una a sinistra a seconda di che posto gli danno mi fa orrore».

Va piuttosto forte, però, anche un intervento ad Accordi&Disaccordi di Andrea Scanzi. «Lei giura che sbagliano tutti i retroscenisti quando dicono che con lo sbarramento al 3 o al 5% Calenda per forza va con Renzi?», aveva chiesto Scanzi. «Non farò un’alleanza con Renzi, l’ho detto 6 milioni di volte», era stata la risposta di Calenda, accompagnata con tanto di gesto di entrambe le mani che davano il ritmo dell’insofferenza.

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