‘Il governo dell’assembramento ne è una conferma. Tutto questo spinge milioni di cittadini, legittimamente, ad astenersi. È un circolo vizioso purtroppo perché i partiti si nutrono di astensionismo potendo contare sempre su un voto di appartenenza, o di apparato, che, sapientemente, mantengono in vita’, ha proseguito.
“Se ci saranno 40 persone in piazza, ne prenderò atto, ma se saranno in 400, allora dovrò assumermi responsabilità diverse” spiega l’ex grillino. “Per adesso faccio quello che più mi piace fare: battaglie politiche. Poi si vedrà”, sottolinea. E dalla sua pagina Facebook chiarisce: “Non mi manca il palazzo, anzi. Mi manca la politica, le nottate passate a parlare di idee, di progetti, gli incontri in giro per l’Italia, i bagni di speranza”. Il ritorno in politica di Alessandro Di Battista partirà da Siena, dalla città che è – secondo l’ex deputato M5S – il simbolo di una vicenda importante: l’acquisizione del Monte dei Paschi da parte di Unicredit, presieduta dall’ex ministro dell’Economia del Pd Piercarlo Padoan.
Ma Di Battista intende affrontare anche altri argomenti con i suoi possibili futuri elettori, con cui ora vuole prendere un primo contatto, per sondare atmosfera e umori. Si aggiungono “i conflitti di interesse tra politica e finanza, le connessioni tra fondi di investimento, case farmaceutiche e lobby delle armi, una legge elettorale che ci dia la possibilità di scegliere i nostri rappresentanti, la lotta alla corruzione moderna”. E ancora: “I diritti degli ultimi, i diritti dei padri separati, la classe media al collasso”. Di Battista è molto critico con tutto il percorso fatto dal Movimento soprattutto da quando è entrato nel governo Draghi.
Impossibile sapere se deciderà davvero di fondare qualcosa di tutto suo. C’è chi ci scommette. Lui, parole sue, “ha iniziato a combattere”. Resta da capire quale sia l’obiettivo della battaglia e quali siano gli eventuali avversari: anche gli ex amici come Luigi Di Maio, Roberto Fico e Giuseppe Conte? Sarà interessante capire quanto Di Battista sarà realmente in grado di porre i temi che gli stanno a cuore al centro dell’attenzione. O, più prosaicamente, vedere quanta gente ci sarà in piazza ad ascoltarlo.
Giuseppe Conte, dal lato suo, sogna di diventare ministro o di avere l’incarico di presidente della Camera. Lo ipotizza in un retroscena Il Giornale. Per poter realizzare questo sogno però bisogna però sbrigarsi a votare: ed ecco che il professore di diritto «tesse la tela del partito del “partito del voto”» anticipato. La data è quella della primavera del 2022. «L’ex premier – scrive il quotidiano – cerca sponde e continua a puntare sul nome di Mario Draghi al Quirinale. Uno scenario che renderebbe agevole l’opzione delle elezioni politiche a un anno dalla scadenza naturale della legislatura».
Conte, scrive il Giornale, «è ambizioso e vuole ritagliarsi un ruolo istituzionale di primo piano nella prossima legislatura».
Secondo il retroscena, il presidente grillino punta ad un posto da ministro in un eventuale governo guidato dal Pd. Poi c’è l’ipotesi di vittoria del centrodestra. Scrive il quotidiano: «”Conte preferirebbe andare all’opposizione e puntare a fare il presidente della Camera anziché non contare nulla in questo governo”. Se si realizzasse quest’ultimo sogno, tornerebbe in voga la vecchia prassi di assegnare un ruolo di garanzia come la terza carica dello Stato a un esponente dell’opposizione».