La parrocchia di San Valentino dove si terranno i funerali di Desiree, Cisterna di Latina, 30 ottobre 2018. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Desirée: i funerali a Cisterna di Latina, a Roma lutto cittadino

Stanno per avere cominciare i funerali di Desirée Mariottini, la sedicenne violentata e uccisa in uno stabile abbandonato a Roma. Ieri i pm della Procura di Roma, dopo un breve incontro con i familiari della ragazzina, hanno dato il nullaosta per la restituzione della salma. Le esequie sono state fissate alle 15,30 a Cisterna di Latina, nella chiesa di San Valentino, nel quartiere dove vivono i nonni e la mamma di Desiree e dove abitava la sedicenne.

Oggi a Roma, come annunciato nei giorni scorsi dal sindaco, Virginia Raggi, è stato proclamato il lutto cittadino. La restituzione della salma della giovanissima vittima arriva a quasi dieci giorni dalla tragica morte. Gli inquirenti restano in attesa dei risultati ulteriori legati all’esame autoptico.

Oltre all’esame tossicologico, importati elementi potrebbero arrivare dagli esami del Dna: accertamenti che puntano a stabilire se anche altre persone, oltre ai quattro fermati, hanno abusato di lei. Al momento in Procura si specifica che non ci sono nuovi iscritti nel registro degli indagati ma non è escluso che l’inchiesta possa subire nei prossimi giorni nuove accelerazioni sopratutto in relazione al mancato soccorso della ragazzina: chi ha visto Desiree esanime, chi ha capito che stava malissimo e non ha fatto nulla ora rischia di entrare nell’inchiesta. Nel provvedimento con cui il gip Maria Paola Tomaselli ha disposto il carcere per i tre fermati a Roma (due senegalesi e un nigeriano) viene affermato che gli indagati “impedirono di chiamare i soccorsi per aiutarla ad alcuni dei presenti”. Proprio questi ultimi, forse in totale otto persone, che erano intorno alla giovane, secondo il racconto di un testimone, potrebbero essere indagati per omissione di soccorso.

Intanto resta in carcere, a Foggia, Yusif Salia, il ghanese di 32 anni accusato, insieme con Brian Minteh, Mamadou Gara e Chima Alinno, dell’omicidio. Il gip del Tribunale pugliese, Armando dello Iacovo ha convalidato sia il decreto di fermo emesso dalla Procura di Roma per concorso in omicidio, violenza sessuale di gruppo e spaccio di droga sia l’arresto in flagranza del ghanese per il possesso degli 11 chilogrammi di marijuana trovati a Foggia all’interno della baracca dove si era rifugiato. Per lui l’interrogatorio di garanzia è slittato ai prossimi giorni alla luce delle sue condizioni di salute.

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