Delirio artigiani contro il convegno su Almirante a Bari e campagna elettorale puntata sull’antifascismo

L’Anpi,   dopo i compagni di LeU,  censurano il convegno di Bari su Giorgio Almirante patrocinato da Comune e Regione in programma oggi,  febbraio. L’Anpi barese si dice sconcertata per la concessione del patrocinio chiedendo l’immediato ritiro, esigendo che nessun rappresentante istituzionale partecipi all’iniziativa per il buon nome ‘antifascista’ della città, à insignita nel 2007 della Medaglia d’oro al merito civile.

I partigiani non si smentiscono mai e nella nota dell’associazione  contestano il ruolo avuto da Almirante come segretario di redazione della ‘Difesa della razza’ negli anni immediatamente precedenti allo scoppio della Seconda guerra mondiale e quindi di capo di gabinetto del ministro della Cultura popolare durante la Rsi.  

Una nota pazzesca, come pazzesche  erano state le parole della deputata pugliese di LeU,  Annalisa Pannarale, che si era rivolta direttamente al governatore pugliese Michele Emiliano per ottenere la cancellazione dell’evento. Senza successo. Almirante è stato un uomo che ha onorato le istituzioni, che è stato un esempio per la sua onestà, la sua coerenza, la sua lotta contro la partitocrazia: impegno apprezzato anche dai suoi avversari politici. La sua oratoria ha dato lustro al civicle dibattito parlamentare.  Senza contare che chi oggi urla contro il convegno su Almirante, tra l’altro patrocinato dalle istituzioni locali, è persona che istiga all’odio dimostrando un grave senso di irresponsabilità.

Nel 1972, quando il Msi sfiorò il 10% dei voti, erano già 25 anni che il partito dei ‘reduci di Salò’ era in Parlamento e nessuno aveva veramente tentato di contrastarne l’esistenza. E questo malgrado la guerra civile fosse finita da poco. Esisteva un patto tra la Dc e il Pc sulla spartizione del potere in Italia, sul modello di quello stabilito a Yalta tra Usa e sovietici: ci si odiava, ma si manteneva un equilibrio bipolare, un duopolio che non permetteva slittamenti.

I fascisti, dunque, furono un pericolo solo quando diventarono una forza democraticamente imbarazzante, creando un’alternativa non tanto alla sinistra, ma al monocolore democristiano.

Ai comunisti aveva sempre fatto comodo un partito esplicitamente neo-fascista, perché legittimava l’esistenza di un grande partito anti-democratico come era il Pc, espressione italiana di un regime totalitario come quello sovietico, grazie alla ‘scusa’ dell’argine contro il pericolo di un ritorno del fascismo. Vale la pena di ricordare che la legge Scelba la fecero i democristiani, non i comunisti, che invece temevano una legge simile contro se stessi. Vale la pena di ricordare che la famosa XII disposizione della Costituzione si chiama ‘transitoria’ e che il limite della sua transitorietà è costituzionalmente determinato dal secondo paragrafo che impone la sospensione dei diritti politici ai rappresentanti e membri del Pnf per cinque anni. Fu proprio alla scadenza di questo quinquennio che la Dc inventò una legge che perpetuasse quella transitorietà, vedendo che il consenso per il Fascismo era ancora troppo vivo.

Ma la violenza antifascista venne molto dopo, quando si affermarono, dopo il ’72, i gruppi paramilitari che sfuggivano al controllo del Pci e che fecero della guerriglia urbana e del pestaggio con le chiavi inglesi la loro pratica quotidiana.

Ma anche quei gruppi avrebbero avuto vita breve come in altre nazioni europee, anziché sfociare nella lotta armata, se non fosse stato per le connivenze e le protezioni di sponsor e fiancheggiatori istituzionali e ‘cattivi maestri’.

La loro violenza era celebrata, coperta, legittimata e promossa, se non istigata,  da giornalisti, magistrati, teatranti, professori, sedicenti uomini di cultura, che dai comodi salotti e dai loro attici nei centri storici, costruivano la mistica dello sterminio dei portatori della Peste, del Fascismo sempre in agguato, della demonizzazione e disumanizzazione di chiunque indicassero come portatore del Male.

Oggi come allora, gli esecutori sono ragazzini viziati, figli di papà e mamma cresciuti nella certezza dell’impunità.  Quegli esecutori, come questi di oggi, non esisterebbero senza chi li loda, chi li istiga, chi li benedice e chi li assolve.

Alla fine, grazie a loro, i detentori del Potere inventarono la ‘teoria degli opposti estremismi’,  per convincere gli elettori che è meglio restare fermi nella via mediana. Teoria che, non a caso, già si ritrova nei titoli dei giornali.

E le cose andranno peggio, ce lo dicono la storia e la memoria. Prima o poi qualcuno reagirà. Prima o poi qualcuno perderà la vita e si innescherà una catena. E se non dovesse accadere ci penserà qualcuno nell’ombra a causare l’esplosione o la tragedia. Prenderanno un caso di cronaca poco chiaro e grazie alla complicità delle grandi centrali dell’informazione  creeranno un depistaggio ad arte per scatenare l’inferno.

C’è tanta overdose di antifascismo, nel vuoto di programmi e di visioni, in questa campagna elettorale. C’è l’antifascismo violento, quello che ha colpito,   vendetta contro il raid razzista di Macerata che ha già prodotto un’altra vendetta a Perugia, il dirigente di Forza Nuova, Massimo Urbino, selvaggiamente picchiato a Palermo. C’è l’antifascismo mediatico e spettacolare dell’Anagrafe Antifascista che tanti da Renzi in giù stanno firmando. C’è  poi, l’antifascismo iperlegalitario o repressivo, quello di Boldrini e Grasso e di altri esponenti della sinistra sia radicale sia dem che chiedono lo scioglimento di tutti i gruppi neri.

‘Non voglio neanche dedicare un secondo per commentare l’atteggiamento di questi violenti che vogliono riportarci al passato, preferisco parlare dell’Italia che vorrei e del fatto che quando ci sarà il governo Salvini poliziotti e carabinieri, oggi mal pagati e mal equipaggiati, non dovranno occuparsi di questi figli di papà ma di garantire la sicurezza di imprenditori, commercianti e semplici cittadini che sono in balia di illegalità e delinquenza’, ha detto il leader della Lega, al termine del comizio tenuto ieri per circa mezz’ora in una piazza del centro storico di Pisa mentre a poche decine di metri i manifestanti  lo contestava cercando di invadere la piazza dove si svolgeva l’iniziativa. Un imponente servizio d’ordine di polizia e carabinieri ha impedito che gli antagonisti raggiungessero il luogo del comizio ma ci sono stati disordini e tafferugli con almeno 6 giovani dimostranti che sono stati presi in consegna dalle forze dell’ordine. Ripetuti anche i lanci di petardi, sassi, bottiglie e oggetti di altro tipo.

La polizia ha fatto una prima carica di alleggerimento per allontanare i manifestanti dei centri sociali e dell’area antagonista che si avvicinavano troppo al comizio di Salvini. Pietre, bastoni e bottiglie di vetro sono state lanciate contro la polizia in assetto antisommossa. Secondo le prime informazioni un manifestante sarebbe stato portato in questura. Il corteo, al momento, si è sciolto ma non è detto che i manifestanti stiano riorganizzandosi.

Il corteo degli antagonisti ha provato a entrare in contatto con i militanti leghisti passando da via Mazzini, una strada laterale all’asse pedonale del centro storico di Pisa e qui sono scoppiati altri disordini con lancio di sassi bottiglie e altri oggetti verso la polizia che ha sbarrato la strada. Ci sarebbero dei feriti e dei contusi e sei giovani sono stati presi in consegna dalle forze dell’ordine. I manifestanti hanno anche usato alcuni cassonetti della raccolta rifiuti porta a porta per farsi scudo dalla reazione degli agenti.

Con tutti questi antifascismi, l’antifascismo violento o antifascismo militante, come veniva chiamato un tempo, non c’entra nulla perché questo è un fenomeno delinquenziale, mentre gli altri antifascismi sono un fenomeno politico e propagandistico. Buona parte dell’antifascismo di oggi, o almeno di quello che viene chiamato antifascismo, o è ingenuo e stupido o è pretestuoso e in malafede: perché dà battaglia, o finge di dar battaglia ad un fenomeno morto e sepolto,  ma di certo comodo   per l’attuale campagna elettorale.

 

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