Al Teatro Trastevere, “Il Posto delle Idee”, ha preso vita Declinazioni d’amore, un’opera che vibra nell’anima, nata dalla penna di Franca De Angelis e plasmata con finezza da Miranda Angeli. Dall’8 all’11 maggio 2025, sei giovani talenti – Alessandro Pazzaglia, Alessia Filiberti, Andrea Lami, Giulia Sanna, Michele Dirodi e Vittoria Vitiello – hanno acceso il palco con una performance che ha rapito il pubblico: un intreccio di passione, controllo e una sorprendente profondità.
Sandra, Marco, Ada, Pietro, Luca e Lili sono le anime protagoniste di questo viaggio. Ognuno di loro è alla ricerca di una propria dimensione affettiva: Sandra insegue un amore perduto, Marco è indeciso tra molteplici amori, Ada desidera un amore eterno, Pietro è paralizzato dalla paura di amare, Luca affronta la fine della vita e l’amore che non si spegne, e Lili, con il ruolo di voce narrante, accompagna il pubblico in questo percorso con ironia e profondità.
Un’opera che si distingue per la sua capacità di mescolare con equilibrio commedia romantica e dramma intimo. La regia di Miranda Angeli esalta questa dicotomia, permettendo agli interpreti di spaziare con naturalezza tra momenti di leggerezza e parentesi di intensa emotività. Alessandro Pazzaglia, Alessia Filiberti, Andrea Lami, Giulia Sanna, Michele Dirodi e Vittoria Vitiello si confermano attori di talento, capaci di dare vita a personaggi complessi e sfaccettati.
La scenografia di “Declinazioni d’amore” si distingue per la sua minimalista efficacia. Pochi elementi essenziali – un tavolo, quattro sedie e uno sfondo di disegni colorati – definiscono lo spazio scenico, lasciando così pieno respiro all’immaginazione dello spettatore e ponendo in primo piano la bravura degli attori.
L’utilizzo delle luci discreto ed efficace , si è rilevato fondamentale nel creare ambientazioni intime e oniriche, accompagnando il pubblico in un suggestivo viaggio attraverso le molteplici sfaccettature dell’amore.
“Declinazioni d’Amore” si presenta come un’opera teatrale coraggiosa e ricca di sfumature, che scava nelle profondità delle relazioni umane con una sincerità disarmante. Lo spettacolo non si accontenta di celebrare l’amore nelle sue forme più convenzionali, ma si addentra con audacia nei territori inesplorati del desiderio, della dipendenza affettiva e delle complesse dinamiche tra eros e stabilità.
Uno dei fili conduttori più potenti è l’esplorazione dell’amore carnale, della necessità di esprimere la propria sessualità e il desiderio fisico attraverso molteplici esperienze. Questa visione dell’amore libero e senza vincoli viene messa in dialogo con il bisogno altrettanto radicato di sicurezza emotiva, rappresentato dalla ricerca di un partner stabile e dalla cornice rassicurante del matrimonio.
Ma “Declinazioni d’Amore” osa spingersi oltre, affrontando temi difficili e spesso taciuti. La malattia e la morte irrompono sulla scena, portando con sé interrogativi etici e morali. L’eutanasia, in particolare, viene presentata come una possibile espressione d’amore, un atto di pietà estrema. Emerge qui un tema delicato: l’egoismo che può celarsi dietro l’amore. Il desiderio di non perdere la persona amata può scontrarsi con la volontà di quest’ultima di porre fine alle proprie sofferenze, creando un conflitto lacerante dove amore ed egoismo diventano le due facce della stessa medaglia. L’opera ci costringe a interrogarci sui limiti del nostro amore e sulla capacità di lasciare andare, anche quando il dolore della perdita è insopportabile.
Le emozioni umane trovano una potente rappresentazione nei personaggi che popolano la scena.La felicità, nella sua spensieratezza, e la paura, travestita da razionalità, diventano forze attive che influenzano le scelte dei protagonisti. Questo espediente narrativo permette di esplorare come le emozioni plasmino le nostre decisioni in materia d’amore e di vita.
In definitiva, “Declinazioni d’Amore” è un viaggio teatrale che spazia dall’eros al bisogno di stabilità, dalla passione travolgente all’egoismo che può annidarsi anche nei sentimenti più puri. Con momenti di ilarità, malinconia e profonda riflessione, lo spettacolo ci invita a confrontarci con le nostre contraddizioni, i nostri desideri più nascosti e la nostra capacità di amare incondizionatamente, anche quando ciò significa dover dire addio. Ci ricorda, con forza, che la vita, in tutta la sua fragilità e bellezza, merita di essere vissuta appieno, con coraggio e autenticità.
Giordano Mattei