Dazi Usa e ritorsioni cinesi girate all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto)

La Cina inoltre ricorre all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) contro i dazi di Donald Trump. Il ministero del Commercio di Pechino ha annunciato in una nota di aver presentato “un ricorso contro le misure tariffarie degli Stati Uniti per difendere i suoi legittimi diritti e interessi” contro le azioni dell’amministrazione americana che sono “di natura dannosa”. La scelta dell’amministrazione Trump di imporre dazi sulle “esportazioni cinesi viola in modo grave le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) ed è una mossa tipica dell’unilateralismo e del protezionismo”. Così un portavoce del ministero del Commercio di Pechino, che vuole “tutelare gli interessi e i diritti legittimi” della Repubblica popolare. Per il portavoce, la mossa degli Stati Uniti “compromette seriamente il sistema commerciale multilaterale” e “le basi della cooperazione economica e commerciale” fra le due potenze. Pechino chiede a Washington di “correggere immediatamente gli errori commessi”.

E’ scattata la rappresaglia della Cina ai dazi imposti dagli Stati Uniti con il ministero delle Finanze di Pechino che ha annunciato tariffe del 15% sulle importazioni di gas naturale liquefatto (Gnl) e di carbone, del 10% sull’import e macchinari per l’agricoltura dagli Stati Uniti. Nel mirino anche greggio e auto di grossa cilindrata. La Repubblica popolare, ha annunciato la Commissione dazi doganali del Consiglio di Stato, imporrà “ulteriori dazi” del 10% anche su greggio, veicoli di grossa cilindrata e pickup.
Nel mezzo della rappresaglia, Pechino ha anche annunciato restrizioni sulle esportazioni di metalli e metalloidi, a partire da tungsteno e molibdeno. La stretta riguarda anche tellurio, bismuto e indio e prodotti correlati ed entra in vigore immediatamente, dicono i media del gigante asiatico. Si tratta di decisioni annunciate dal ministero del Commercio e dall’amministrazione generale delle dogane in nome della “tutela della sicurezza nazionale e degli interessi” della Repubblica Popolare. Ai dazi, che entreranno in vigore il 10 febbraio, si aggiunge un’indagine antitrust contro Google. In questo caso la Cina si è limitata ad annunciare l’apertura di un’inchiesta con l’accusa di aver violato le norme a tutela della concorrenza. L’Autorità di regolamentazione del mercato cinese ha reso noto di aver “aperto un’inchiesta su Google per sospetta violazione della legislazione antimonopolistica (antitrust)”, hanno reso noto i media ufficiali del gigante asiatico.

Ieri invece la decisione di congelare oggi i dazi contro il Messico e il Canada per un mese. Il presidente degli Stati Uniti ha sospeso le misure adottate nei confronti dei due Paesi confinanti al termine di una giornata caratterizzata dai contatti diretti con la presidente messicana Claudia Sheinbaum e con il premier canadese Justin Trudeau.

Nella sua guerra commerciale globale potrebbe rientraci anche l’unione europea. Il presidente Usa ha infatti anticipato l’intenzione di implementare “molto presto” i dazi anche sui beni dell’Ue. “Non direi che c’è una tempistica, ma accadrà molto presto”, ha detto alla stampa.

In un lungo post su X, Orban scrive: “Ieri abbiamo tenuto il primo summit Ue a Bruxelles da quando si è insediato il presidente Trump. È stato un incontro strano. Tutti a Bruxelles possono vedere arrivare il tornado di Trump, ma la maggior parte pensa ancora di potersene liberare. Non ci riusciranno”. Il premier ungherese sottolinea come in 14 giorni il presidente americano abbia “già capovolto il mondo con alcune misure” e le elenca: “La follia di genere in America è finita, il finanziamento delle organizzazioni globaliste di Soros è finito, l’immigrazione illegale è finita e anche il sostegno alla guerra russo-ucraina è finito”.
Arriva un riconoscimento che non ti aspetti «Giorgia Meloni ha fatto un lavoro molto efficace nel costruire rapporti con Donald Trump e il suo team. Ora è il momento di raccogliere i frutti di queste relazioni»: a parlare al Corriere di Bologna è Alec Ross, distingue shed visiting professor della Bologna business school. Quel che afferma il docente sul ruolo strategico che giocherà il premier è da prendere molto sul serio, visto che ha fatto parte del team di transizione presidenziale Obama-Biden e aveva lavorato con Hillary Clinton. Dunque, un esperto del sistema industriale. Sui dazi si esprime con grande chiarezza e lo fa da un angolo visuale, l’Emilia Romagna, non casuale: un po’ìl simbolo di prodotti alimentari, merci, distretti industriali che sono il top del Made in Italy. Dunque un profilo ideale per ragionare su quali possono essere le conseguenze negative delle imposte sulle merci europee in arrivo negli Stati Uniti.
“Nessuno meglio di Meloni può garantire gli interessi dell’Italia sui dazi”

Qualche esempio pratico: «Nel caso del Parmigiano-Reggiano: se gli americani imponessero improvvisamente il 20% di dazi, non è che gli esportatori possano semplicemente dire: beh, lo mandiamo in Arabia Saudita invece. La natura della domanda dei consumatori lo impedisce».

Dunque, servono strategie nuove. «È necessario un’impennata diplomatica. Meloni ha fatto un lavoro molto efficace nel costruire rapporti con Trump e il suo team. Ora è il momento di raccogliere i frutti di queste relazioni e ridurre al minimo l’esposizione dell’Italia e dei suoi prodotti ai dazi. Onestamente, gli italiani dovrebbero essere contenti che, in questo momento, Meloni sia la loro presidente del Consiglio. Se c’è qualcuno in grado di massimizzare gli interessi dell’Italia nel dialogo con Trump, è Meloni».

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