Trump è alla ricerca di una via di uscita dal vicolo cieco in cui si è cacciato. Anche l’ uomo più potente al mondo, quando arriva al punto che i mercati reagiscono negativamente e lo spettro della recessione incombe, deve fare un passo indietro e cercare la mediazione. I dazi reciproci su quasi duecento paesi sono stati sospesi fino a giugno, nel frattempo l’ amministrazione americana tenta di negoziare per disinnescarli definitivamente. Anche con la Cina gli Usa sono alla ricerca di un accordo che non danneggi i rispettivi mercati. L’ America è in evidente difficoltà economica e Trump non lo ha nascosto. Il problema che il tutto è stato gestito con molta superficialità e approssimazione varando misure scriteriate. Con la Cina, la Casa Bianca cercherà un accomodamento al più presto, perché il negoziato si presenta molto sbilanciato. Il passare del tempo nuoce a Donald Trump. Alla lunga la Cina rischia sicuramente di perdere circa 15 milioni di posti di lavoro nel settore manifatturiero, ma gli Usa avranno presto gli scaffali vuoti nei super mercati e un’ impennata dell’ inflazione per scarsità di farmaci, giocattoli, mobili, abbigliamento, materiale da costruzione, macchine utensili, e molto altro. Per non parlare della stretta dei tassi della Federal Reserve , la probabile recessione e l’ inevitabile impopolarità, che potrebbero portare ad una sconfitta elettorale nelle elezioni di medio termine, con il rischio di governare un biennio con le ali mozzate. C’ è un altro dato allarmante che è la caduta del dollaro che non si è più rialzato ed anche la Borsa è rimasta ancorata ai dati negativi del due aprile. Sono tutti segnali di un’ economia in grande affanno che devono essere presi sul serio. I dubbi sul dollaro sono, inevitabilmente, alimentati dal modo in cui Trump indebolisce le istituzioni americane, approfittando del suo ruolo primario ha arricchito ancora di più la sua famiglia con le criptovalute o con affari personali con i Paesi arabi del Golfo .il deficit pubblico americano nonostante i tagli alla spesa pubblica continua a salire vertiginosamente. Il disavanzo americano si avvia a raggiungere la cifra record del 7% del Pil e per il 2025 Trump avrà bisogno di molti paesi stranieri, disposti ad acquistare i titoli del tesoro Usa . Nonostante il rallentamento dell’economia americana, Trump non intende perdere con una ritirata totale. E noi europei siamo costretti, purtroppo, come è sempre stato, a non gioirne.
Andrea Viscardi