‘Tra gli emendamenti presentati dal Pd al Decreto Dignità, ce n’è uno che mi trova totalmente contrario e che costituisce una scelta molto grave: quello che prevede la soppressione dell’aumento delle mensilità a favore dei lavoratori che subiscono un licenziamento illegittimo individuale’, dichiara Cesare Damiano, del Partito Democratico, a proposito del decreto dignità: ‘Non mi sento rappresentato da questa decisione. La proposta del Governo, che è la fotocopia di quella approvata dalla commissione Lavoro della Camera nella scorsa legislatura, Pd compreso, prevede di portare le mensilità minime di risarcimento da 4 a 6, e quelle massime da 24 a 36, in relazione alla anzianità aziendale. Scelta sulla quale sono totalmente d’accordo. Il fatto che i parlamentari del Pd della Commissione Lavoro si schierino compattamente contro significa che siamo ancora all’interno delle coordinate dettate da Renzi per quanto riguarda il lavoro e lo Stato sociale, quelle che ci hanno portato a gravi sconfitte: una difesa incondizionata del Jobs Act, anche per la parte che ha reso più facili e meno costosi i licenziamenti, sopprimendo di fatto l’articolo 18; un pieno sostegno alla legge Fornero che, invece, il Pd dovrebbe cercare di superare definitivamente, come abbiamo cominciato a fare nella passata legislatura. Scelte così impegnative e identitarie andrebbero preventivamente discusse. Martina è al corrente di questa decisione e, soprattutto, la condivide?. Il populismo lo possiamo combattere se stiamo in sintonia con il nostro popolo che chiede di essere tutelato nel lavoro e nella società. La scelta compiuta dai parlamentari del Pd va esattamente nella direzione opposta. Io non ci sto’.
La linea di pensiero, ed i rilievi fatti al Pd, concorda in toto con Luigi Di Maio: ‘Il Pd ha presentato un emendamento per sopprimere l’articolo del decreto dignità che aumenta i risarcimenti per i lavoratori che vengono licenziati ingiustamente. Nel dettaglio il decreto dignità porta le mensilità minime di risarcimento da 4 a 6 e quelle massime da 24 a 36. Come si può essere contrari a una norma che dà un giusto indennizzo ai lavoratori che subiscono degli abusi?’, scrive il vicepremier e ministro dello sviluppo e del lavoro su Facebook: ‘Per me è incomprensibile’.
Il loro emendamento, prosegue Di Maio nel post, non servirà a nulla perché finalmente ormai sono minoranza, ma il segretario del pd potrebbe spiegare a tutti perché un partito di ‘sinistra’ si schiera contro il riconoscimento di maggiori diritti a chi lavora?. Per me è incomprensibile. Da parte nostra continueremo a difendere ed estendere i diritti sociali dei lavoratori e delle lavoratrici, esattamente quello che il pd non ha fatto in tutti questi anni’, aggiunge Di Maio, che quindi si rivolge direttamente ai cittadini: ‘Andremo avanti col massimo delle energie perché so che siete con noi, con un governo che finalmente pensa ai cittadini e non alle lobby. Insieme stiamo cambiando l’Italia!’.
Di Maio trova in Damiano anche una ‘tiepida’ sponda’ nella polemica in corso con Boeri: ‘Vorrei contraddire Di Maio: mi sarei stupito se Boeri avesse cambiato atteggiamento. Concessivo con il Governo gialloverde e ostile a quelli di centrosinistra? Con la Commissione Lavoro della Camera che, nella passata legislatura, è stata l’artefice dell’avvio del superamento della legge Fornero con la realizzazione delle 8 salvaguardie, l’Inps di Boeri ha fornito cifre sempre sovrastimate che la Ragioneria avallava non volendo apparire più concessiva. Gli esempi sono noti: le restrizioni imposte alla ottava salvaguardia degli esodati, che ha impedito la definitiva soluzione del problema, sono state la conseguenza di una stima dell’Inps totalmente sbagliata di 30.700 lavoratori coinvolti, a fronte di un consuntivo, due anni dopo, di 14.000 domande accolte: meno della metà. Per non parlare di Opzione Donna: i conti dell’Inps hanno preteso, a fronte di una legge del 2004 che aveva finanziato la norma, altri 2,5 miliardi di euro per riconquistare la possibilità di andare in pensione da parte delle lavoratrici. Possibilità che era stata messa in discussione dallo stesso Istituto previdenziale che, con una circolare, aveva arbitrariamente sostituito un diritto di maturazione della pensione con il raggiungimento dei 35 anni di contributi e dei 57-58 anni di età (lavoratrici dipendenti o autonome) con il momento della erogazione dell’assegno pensionistico. Questo scherzetto ha spostato avanti di 18-21 mesi (lavoratrici dipendenti o autonome) il traguardo che, di conseguenza, si è dovuto nuovamente finanziare. Non sappiamo ancora, a tutt’oggi, quali sono, di quei 2,5 miliardi, le risorse realmente spese. Quindi, se fossi in Di Maio, rimuoverei il sospetto che Boeri faccia opposizione soltanto a ‘questo’ Governo’.
Un Damiano arbitrale tra Pd e Di Maio…