Massimo D’Alema concede un’intervista al Manifesto spaziando dagli scenari mondiali al ruolo della sinistra al tempo della globalizzazione per poi planare sulle questioni di casa nostra, stabilmente occupate da futuro di Draghi, partita del Quirinale e lotta al Covid.
L’ex-premier è reduce da un’intervista seguita da feroci polemiche scaturite dall’attacco a Draghi e all’ipotesi che questi potesse salire al Colle dopo aver piazzato un “suo” tecnico a Palazzo Chigi. Più che Draghi, tuttavia, D’Alema ce l’ha con il «draghismo», tendenza che definisce «impressionante». A sostegno della sua preoccupazione afferma che «bisogna fare in modo che Draghi resti a Palazzo Chigi a prescindere da quale sarà il risultato delle prossime elezioni».
D’Alema punta l’indice contro «l’idea che Draghi possa governare dal Quirinale mettendo una persona di fiducia a Palazzo Chigi».
Una soluzione che descrive come «un’esplosione di antipolitica, elitismo e spirito antidemocratico». L’apice «si è raggiunto quando si è scritto che il problema non è quello che pensa il Parlamento bensì quello che vuole Goldman Sachs a proposito della futura collocazione del presidente Draghi.
Un ultimo accenno riguarda la legge elettorale: «Va riformata in senso proporzionale sul modello tedesco».