Nel 2019 ha vinto l’International Opera Award come migliore giovane cantante dell’anno. È nata in una famiglia di musicisti – il padre era il direttore d’orchestra Marcello Viotti, e anche il fratello Lorenzo è direttore – ma prima del canto lirico ha studiato filosofia e letteratura, e si è dedicata anche al jazz, all’heavy metal e al gospel. Ha da poco inciso un album omaggio alla grande Pauline Viardot. È il mezzosoprano Marina Viotti, che martedì 4 ottobre debutta al Teatro dell’Opera di Roma come protagonista dell’Alceste di Christoph Willibald Gluck.
L’opera, su libretto di Ranieri de’ Calzabigi, manca dal Teatro Costanzi dal 1967, e viene proposta per la prima volta nella versione in francese del 1776 con la regia del danzatore e coreografo belga Sidi Larbi Cherkaoui, allievo di Anne Teresa De Keersmaeker, vincitore di ben due Laurence Olivier Award e del Premio Europeo per il teatro. La sua Alceste ha debuttato con successo nel 2019 alla Bayerische Staatsoper di Monaco, e arriva adesso per la prima volta in Italia. Le scene sono di Henrik Ahr, mentre i costumi e luci sono rispettivamente di Jan-Jan van Essche e di Michael Bauer. Benedikt Stampfli invece cura la drammaturgia. Le coreografie sono firmate dallo stesso Cherkaoui.
«Ci sono molte cose speciali in quest’opera – dice Sidi Larbi Cherkaoui –. La prima è l’idea di sacrificare sé stessi per qualcun altro, un concetto molto antico. L’altro elemento forte penso sia che l’eroe è un personaggio femminile. Non una donna in pericolo, ma colei che dà l’impulso fondamentale per risolvere un problema con cui nessuno osa confrontarsi. Poi c’è un altro aspetto, il fatto che il tutto è collegato a un rituale e, non ultima la bellezza della musica – prosegue Cherkaoui – che apre tutta una gamma di movimenti. Questo potenziale mi interessa, sia come coreografo sia come regista. I danzatori sono un’estensione del coro. Come il coro greco sono testimoni di ciò che accade ma più ancora lo amplificano. Dal punto di vista drammaturgico sono una personificazione di tutto ciò che deve accadere nella storia. Inoltre, possono tradurre in gesti ciò che accade nella musica. La danza richiama la nostra attenzione sugli andamenti ritmici nella musica, così da farceli percepire più chiaramente».
Sul podio sale Gianluca Capuano, specialista del repertorio del Settecento che all’Opera di Roma ha già diretto Orfeo ed Euridice di Gluck (stagione 2018/2019) e un concerto a La Nuvola (2020). «Con Alceste (1767) – ha dichiarato – Gluck chiude il cerchio della riforma del melodramma. Il dado è tratto, niente sarà più come prima nei teatri europei. Pochi anni dopo l’esperienza pionieristica di Orfeo ed Euridice, Gluck focalizza in modo ancor più chiaro e puntuale i principi della sua idea di opera, e ne lascia un manifesto proprio in Alceste, nella prefazione – in italiano – dell’edizione di Vienna del 1769. è con questo titolo così cruciale per la storia della musica che ho il piacere di tornare per la seconda volta, con un secondo Gluck, all’Opera di Roma». Il direttore milanese è atteso anche nella prossima stagione per Giulio Cesare in Egitto, nuovo allestimento firmato da Damiano Michieletto, e per il concerto “I tre controtenori” in cui dirigerà Carlo Vistoli, Raffaele Pe e Aryeh Nussbaum Cohen.
Accanto a Marina Viotti, che interpreta Alceste per la prima volta, sono protagonisti sulla scena Juan Francisco Gatell, che all’Opera di Roma è ospite abituale e che vestirà per la prima volta i panni di Admète; Luca Tittoto (Grand Prêtre / Hercule), Patrik Reiter (Evandre), Pietro Di Bianco (Apollon / Un Hérault d’armes) e Roberto Lorenzi (Un Dieu infernal / L’Oracle). Completano il cast Carolina Varela, Angela Nicoli, Michael Alfonsi e Leo Paul Chiarot (Coryphées). Il Coro del Teatro dell’Opera di Roma è diretto da Roberto Gabbiani, i danzatori della compagnia Eastman ne sono un’estensione, una sorta di coro muto. È prevista anche la partecipazione degli Allievi della Scuola di Danza dell’Opera, diretta da Eleonora Abbagnato.
Tragedia per musica in tre atti tratta da Euripide su libretto italiano di Ranieri de’ Calzabigi, Alceste andò in scena al Burgteather di Vienna il 26 dicembre 1767, con la collaborazione di Jean-Georges Noverre. Questa prima versione non ebbe però lunga vita. Il 23 aprile 1776 Gluck presentò all’Opéra di Parigi la più nota versione francese, rimasta poi in repertorio negli ultimi due secoli, anche ritradotta in italiano.
Dopo la prima di martedì 4 ottobre (ore 20.00), Alceste di Gluck sarà replicata venerdì 7 (18.00), domenica 9 (16.30), martedì 11 (ore 20.00). L’ultima rappresentazione di giovedì 13 ottobre (20.00) sarà trasmessa in diretta sulle frequenze di Radio3.
Anche per Alceste sono previsti gli attesi appuntamenti al Costanzi che precedono le “prime”. Domenica 2 ottobre, alle ore 16.30, ci sarà l’Anteprima Giovani riservata ai minori di 26 anni. Lunedì 3 ottobre, alle ore 20.00, ci sarà la Lezione di Opera tenuta da Giovanni Bietti presso il Foyer di I piano del Teatro dell’Opera di Roma. Aperta a tutti, nasce per soddisfare domande e curiosità del pubblico che viene accompagnato verso la comprensione dell’opera con un linguaggio semplice e accessibile, con l’ausilio di un gran numero di esempi musicali sia dal vivo sia registrati.