Dal 15 al 25 febbraio al Ridotto del Mercadante di Napoli va in scena ‘Il ventre di Napoli – prima parte’, per la regia di Fausto Nicolini

Dal 15 al 25 febbraio al Ridotto del Mercadante

va in scena Il ventre di Napoli – prima parte

per la regia di Fausto Nicolini

con protagonista l’attrice Chiara Baffi

secondo spettacolo del progetto Matilde Serao e Il ventre di Napoli

dedicato alla scrittrice e al suo celebre romanzo

Dopo lo spettacolo Serao che ha inaugurato il ciclo dei tre allestimenti dedicati a Matilde Serao e al suo romanzo Il ventre di Napoli, da giovedì 15 a domenica 25 febbraio al Ridotto del Mercadante andrà in scena Il ventre di Napoli – prima parte, dall’omonimo romanzo di Matilde Serao per la regia di Fausto Nicolini con protaonista Chiara Baffi nel ruolo della scrittrice.

Le musiche dal vivo sono di Federico Odling; le scene e i costumi sono a cura degli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, Cattedra di Scenografia del Prof. Luigi Ferrigno e Cattedra di Costume per lo spettacolo della Prof.ssa Zaira de Vincentiis.

La Serao – annota il regista – fiuto e impeto di una veterana di redazione, con stile declamatorio, anche imperfetto, espone qui la sua invettiva in pubblico ai clienti di un Caffè, dialogando con le note musicali di un posteggiatore dell’epoca, che ne sottolinea carezze e sciabolate, ricami e picconate.

Spesso considerato semplicemente ‘un reportage’, il romanzo della Serao ha la forza della verità che si fa letteratura, del rifiuto per quella oleografia fatta di golfo e mandolini che piace a quella parte di pubblico che non vuole guardare in faccia a una realtà fatta di miserie e nefandezze. La sua denuncia resta, a un secolo di distanza, di straordinaria attualità: ‘Questo ventre di Napoli, se non lo conosce il governo, chi lo deve conoscere? A che sono buoni tutti questi impiegati alti e bassi, questo immenso ingranaggio burocratico che ci costa tanto’.

Orario rappresentazioni

15, 18, 20, 22, 23 feb. ore 21.00 | 16, 17, 21 feb. ore 17.00

24 feb. ore 19.00 | 25 feb. ore 18.00

Info www. teatrostabilenapoli.it

Biglietteria tel. 081.5513396 | biglietteria@ teatrostabilenapoli.it

Il ventre di Napoli – prima parte

note

Nell’autunno del 1884, Matilde Serao aveva appena 28 anni. Scrive una serie di articoli, indirizzati all’allora presidente del Consiglio Agostino Depretis, sotto l’influsso dei recenti romanzi di Zola, ma tenendo ben a mente la denuncia della ‘Miseria in Napoli’ della White Mario, e le drammatiche realtà espresse da Villari nelle ‘Lettere meridionali’. ‘Il ventre di Napoli’, quindi, è un’inchiesta giornalistica sul degrado dei nostri miserabili che vivono da anni nello stato più indecente, esposti a frequenti epidemie di colera e di tifo. Eppure, tra pieghe e piaghe di questo ventre ispido, fiorisce un linguaggio crudo e musicale, sarcastico e malinconico, scaltro e suadente, risoluto e coraggioso che, attraverso aneddoti e bozzetti di un’antica capitale decaduta, scabra e impopolare, restituisce l’anima più nobile al Corpo di Napoli, devastato dal colera e da un fatuo Risanamento. Si ipotizza la demolizione dei quartieri bassi – scrive La gazzette de France il 15 settembre 1884 – Ma, appena l’epidemia sarà debellata, nessuno più penserà a questa risoluzione salutare».

La Serao, fiuto e impeto di una veterana di redazione, con stile declamatorio, anche imperfetto, espone qui la sua invettiva in pubblico ai clienti di un Caffè (uno di quelli che poi frequentò quotidianamente con Scarfoglio e D’Annunzio), dialogando con le note musicali di un posteggiatore dell’epoca, il quale ne sottolinea carezze e sciabolate, ricami e picconate. Infatti, il 15 giugno 1889 il primo colpo di piccone inaugurò lo sventramento di Napoli. E, come ella previde, nulla fu risanato: ogni innovazione divenne una speculazione, i buoni propositi si arenarono nelle maglie della burocrazia e le promesse del governo non furono mantenute. Tutte solide constatazioni che indussero Matilde Serao nel 1905 a descrivere, nella seconda parte della sua inchiesta, una strada, elegante sì, ma simbolo di ‘illusioni’ e di «grandi strappi».

Fausto Nicolini

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