Da Salvador Bahia a Trastevere: “Flora e li mariti sua” accende il Teatro Petrolini

Tra i panni stesi e i vicoli di una Trastevere che profuma di Rugantino e del Marchese del Grillo, torna a vivere una Roma di inizio Novecento fatta di colori, ironia e dialetto. È in questo scenario che prende vita Flora e li mariti sua, spettacolo interpretato da Claudia Campagnola, scritto da Toni Fornari e diretto da Norma Martelli, in scena al Teatro Petrolini dal 9 al 12 e dal 16 al 19 ottobre.

Liberamente ispirato al celebre romanzo di Jorge Amado, “Dona Flor e i suoi due mariti”, lo spettacolo — con musiche originali di Stefano Fresi, eseguite dal vivo da Flavio Cangialosi — trasporta l’anima passionale del Brasile nella Roma trasteverina dei primi del Novecento.
Una trasposizione audace, poetica e intrisa di quella lingua romanesca “vecchia”, ormai quasi scomparsa, che suona come un omaggio al teatro di Ettore Petrolini, cui la sala è dedicata.

Le impressioni della critica

Portare in teatro un romanzo lungo e multiforme come quello di Amado non è impresa semplice. L’autore della pièce ha scelto la via più coraggiosa e insieme più teatrale: il potere evocativo delle parole. Ne nasce un monologo che si apre, di tanto in tanto, a lampi di musica — sempre al momento giusto — che amplificano le emozioni della protagonista.

La Flora di Claudia Campagnola è una donna giovane e complessa, cresciuta all’ombra di una madre insoddisfatta e assetata d’amore. L’incontro con Nino, fascinoso, inconcludente e infedele, le svela la passione nella sua forma più pura e travolgente. Ma la favola si interrompe bruscamente: Nino muore “ballando e godendo”, lasciandola sola in un lutto che è dell’anima prima ancora che dei sensi.

Da qui inizia il percorso verso la rinascita: nel romanzo di Amado arrivava il Brasile, con i suoi dei pagani e cristiani; nella versione romana è una zingara a introdurre la magia, un richiamo all’esoterismo che anche Caravaggio aveva colto nei suoi quadri. Flora si lascia guidare dal mistero e torna ad amare, questa volta un serio e gentile farmacista, simbolo della stabilità e della vita borghese. Ma come conciliare “l’amore che brucia” con “l’amore che dura”?
È qui che la pièce trova la sua cifra poetica e ironica: tra sogno e realtà, Flora e dona Flor diventano una cosa sola, sospese tra passione e quotidianità, carne e spirito.

La scenografia e i costumi

La scenografia si distingue per la sua semplicità evocativa: uno sfondo di panni stesi che richiama immediatamente i cortili popolari di Trastevere, e una sedia solitaria sulla sinistra del palco, luogo di confidenze e memorie.
Sulla destra, invece, il musicista Flavio Cangialosi accompagna la narrazione con diversi strumenti — una chitarra, un rullante, un gong e una chitarra tipo mandolino — creando dal vivo atmosfere che oscillano tra la malinconia, l’ironia e la sensualità.

I costumi d’epoca, collocati tra fine Ottocento e inizio Novecento, contribuiscono a immergere lo spettatore in una Roma d’altri tempi, sospesa tra realtà popolare e poesia. Una scelta estetica coerente e raffinata, che dialoga con il testo e ne amplifica la verità scenica.

Un omaggio alla romanità e al teatro popolare

“Ho scelto di allestire lo spettacolo al Teatro Petrolini – spiega Claudia Campagnola – perché rappresenta un luogo che, da sempre, omaggia la romanità. È stato fondato dal musicista e direttore artistico Paolo Gatti insieme all’attore Fiorenzo Fiorentini, interprete intenso del teatro dialettale romano.”
Un contesto perfetto per questa storia di amori, fantasmi e destini incrociati, raccontata in quella lingua che “nemmeno i giovani nati a Roma conoscono più”.

Le musiche e l’anima sonora

Le musiche di Stefano Fresi, eseguite dal vivo da Flavio Cangialosi, sono parte integrante del racconto. Fresi racconta:

“Conoscevo bene il romanzo, carico delle atmosfere magiche del Brasile di Jorge Amado, e mi è piaciuto come Toni Fornari le abbia restituite trasportandole nella Roma di Trilussa e di Pascarella. La serenata romana è l’espressione più autentica della passione e dell’amore di quell’epoca: non poteva mancare, ed è infatti il brano più rappresentativo della colonna sonora.”

Un viaggio tra due mondi

Flora e li mariti sua è un piccolo gioiello di equilibrio tra dramma e leggerezza, tra il Brasile e Roma, tra la magia nera e la malinconia di un vicolo romano.
Un viaggio nei sentimenti femminili e nella memoria collettiva di una città che, pur cambiando volto, continua a raccontarsi attraverso il teatro e la sua lingua più vera.

Isa Maiullari

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