Da Parigi a Bruxelles, così la nostra empatia per i morti

Come possa il terrorismo colpire le emozioni e la ragione di chi osserva è sempre stato difficile misurare.Oggi, forse, un po’ meno, se si cerca di leggere la scia di dati digitali che ogni attacco lascia dietro di sé.Dal fatidico 13 novembre, quando l’Isis ha colpito Parigi si contano nel mondo 17 agguati orchestrati e/o ispirati dall’Isis,tre almeno di matrice curda.Dopo Parigi e fino a Bruxelles sono morti 139 civili, senza, ovviamente, considerare i conflitti in atto in Siria ed Iraq. Né è un caso se negli ultimi mesi la Turchia, ha pagato il prezzo più alto: 12 morti ad Istanbul e 6 a Dyarbakir in gennaio, 28 in febbraio, ed altri 37 questo mese ad Ankara. Sempre a marzo l’Isis ha colpito in Yemen, provocando la morte di 26 persone.Non si direbbe, a giudicare dalle ricerche su Google effettuate dall’Italia. L’oscillazione delle curiosità nel Paese sono state vertiginose.La parola “Isis” è stata digitata il numero di volte in novembre scorso,allorquando ci fu l’attacco a Parigi. A febbraio la tendenza si inverte e quella sigka è stata ricercata con una frequenza pari ad un decimo rispetto a tre mesi prima; e persino pochi giorni fa, dopo la strage di Bruxelles , non si va oltre il 17% del picco di novembre: L’andamento è simile con la parola”terrorismo”, dopo Bruxelles è stata cercata con una frequenza pari ad appena 1/4 di quella dei giorni degli attentati di Parigi quattro mesi fa, e di circa metà rispetto al momento dell’assalto a Charlie Hebdo di gennaio 2015. Quando l’Isis ed i Curdi colpivano la Turchia, ad una distanza pressoché identica, da Roma a Bruxelles e Roma-Ankara, l’attenzione sui motori di ricerca di internet era di meno di un decimo. Da gennaio scorso, l’Isis ha provocato più di 1000 morti (senza calcolare Siria ed Iraq), ma gli italiani sentono alcuni di loro più vicini. L’identificazione con le vittime non è sempre uguale; la minaccia percepita neanche, Parigi ha segnato il picco più alto.Bruxelles, al contrario, fa registrare una caduta di attenzione, e poco importa che molti italiani vivono in quella città e molto del futuro del Paese ne dipende. Ma non è stato niente a confronto con il sangue versato ad Istanbul ed Ankara nwelle ultime settimane. L’Talia, attraverso internet, sembra, quasi non essersene accorta.

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