Crisi: I cibi scaduti sulle tavole degli italiani

Di solito con l’inizio del mese di Aprile si inizia a pensare a quale strategia ricorrere per eliminare i kg di troppo. Esistono centinaia di tipi di diete diverse, da quella classica mediterranea fino all’iper-proteica, passando anche tra il quasi digiuno per i più fissati. Nel 2013, però, sembra essere nato un nuovo tipo di regime alimentare: quello dei cibi scaduti. No, la crisi a quanto pare non si è limitata a far rinunciare alla qualità ma ha anche costretto gli italiani a dimenticare la sanità dei prodotti alimentari. A fare il sondaggio è stata la Coldiretti che ha postato dei questionari on-line, sul sito della stessa organizzazione, e i risultati sono inquietanti poiché sei italiani su 10 hanno ammesso di aver portato in tavola cibi scaduti per più di una volta nell’ultimo anno. Che le famiglie disagiate dovessero particolarmente stringere la cinghia lo si sapeva, ma che i sacrifici dovessero arrivare a mettere a repentaglio la loro stessa salute per nutrirsi preoccupa, sia dal fronte economico che da quello umano. Gli italiani che hanno optato per i cibi scaduti fino a sette giorni superano il 34%, mentre il 15% fa anche usualmente uso di prodotti che hanno superato la data consigliata da oltre 10 giorni. Ma le statistiche non si fermano qui, perché esiste anche chi ha osato troppo e ha servito alimenti con il limite sorpassato da mesi, esattamente l’8%. Fortunatamente i soggetti che hanno rinunciato a controllare la scadenza di quello che mangiano non superano – per ora- il 2%.  Le autorità sanitarie dovrebbero intervenire perché è ovvio che la popolazione ha dimenticato quanto può essere dannoso avere queste abitudini alimentari e inoltre, i prodotti che sarebbero “da buttare” perdono nella maggior parte dei casi anche le caratteristiche del gusto, dell’aroma e i valori nutrizionali. ”Si tratta di una tendenza preoccupante che – secondo la Coldiretti – conferma gli effetti negativi della crisi sulla qualità dell’alimentazione degli italiani che hanno dovuto tagliare la spesa, ridurre gli acquisti di alimenti indispensabili per la dieta e rivolgersi a prodotti low cost che non sempre offrono le stesse garanzie qualitative”. I sondaggi hanno anche rilevato che la frutta e la verdura hanno occupato solo parzialmente i carrelli della spesa degli italiani -appena 320kg in tutto il 2013- e molte famiglie devono accontentarsi dei cibi proteici massimo due volte a settimana. Aumentare i prodotti low-cost o abbassare i prezzi dei prodotti di prima qualità? Difficile a dirsi. Senza dubbio non sarebbe una cattiva idea aggiungere il reparto ‘lunga scadenza’ nei supermercati.

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