epa08705780 A medical specialist in a protective suit escorts a patient to the hospital complex for patients with the COVID-19 disease caused by the SARS-CoV-2 coronavirus, in the Kommunarka settlement in New Moscow, Russia, 29 September 2020. EPA/MAXIM SHIPENKOV

Covid, la bufala dei contagi: i dati di oggi e marzo non sono paragonabili

Effettivamente, dati alla mano, qualche goccia di sudore freddo dovrebbe iniziare a correre. I dati dei contagi dell’ultima settimana sono cresciuti a ritmo esponenziale, tanto da far scattare l’allarme lockdown in cinque regioni. E, da un rapido confronto, si scopre che i numeri sono gli stessi fatti registrare alla fine di marzo, nel bel mezzo della quarantena e della crisi sanitaria.

I dati, però, prima di confrontarli bisognerebbe analizzarli e, sulla base delle evidenze che emergono, trarre le conclusioni del caso. Per questo quella che corre questi giorni su Facebook è una bufala bella e buona. Anche se le cifre sono in qualche modo simili, i punti di contatto sono davvero pochi. A ben vedere, i dati odierni – per quanto preoccupanti – non sono così gravi come quelli della scorsa primavera. E le ragioni per affermare una cosa del genere sono molteplici.

Il 21 febbraio 2020 venive confermato dalle autorità sanitarie il primo focolaio “domestico” di Covid, fatto registrare a Codogno in provincia di Lodi. Un mese più tardi (23 marzo) i nuovi positivi quotidiani erano 4.789, con 601 decessi e migliaia di ricoverati in tutto lo Stivale. Facendo un rapido salto in avanti e arrivando all’8 ottobre si scopre che il numero di nuovi positivi è più o meno lo stesso: lo scorso giovedì, infatti, il sistema sanitario nazionale ha fatto registrare 4.458 contagiati in più rispetto al giorno precedente.

Tutti gli altri dati, però, non sono minimamente paragonabili. I decessi, infatti, sono stati appena 22, mentre il numero di tamponi effettuati è quasi decuplicato. Se il 23 marzo le aziende sanitarie locali erano in grado di processare 17 mila tamponi (il 28% dei quali era positivo), lo scorso 8 marzo sono stati fatti quasi 130 mila tamponi e solamente il 3,5% era positivo.

Insomma, anche se i numeri sono in qualche modo paragonabili, la situazione odierna non è così preoccupante come lo era a fine marzo. Un’opinione condivisa anche dal Professor Massimo Galli che, dal suo profilo Twitter, afferma che “è un dato di fatto che i positivi di oggi stanno in media molto meglio dei positivi di marzo, ma a marzo potevamo fare un tampone solo a quelli che stavano male o malissimo, mentre gli altri, il 95% circa degli infettati, stavano a casa senza poterlo fare”.

Allo stesso tempo, però, non è il caso di prendere tutto sottogamba. “Per evitare che la situazione sfugga di mano, tocca adottare misure significative. Va ricordato che in Francia, Spagna e UK si attuano già lockdown. Minimizzare dicendo che i malati sono pochi e meno gravi non aiuta, ma causa confusione sugli obiettivi, creando false illusioni”.

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