Covid, Gimbe: “Quasi raddoppiati i casi e più 37% decessi”

Sul fronte della diffusione del Covid nel nostro paese nell’ultima settimane si è assistito ad un forte aumento di tutti i parametri. A partire da una crescita dei ricoveri pari a 4.155 unità (+31,2%), +285 terapie intensive (+20,5%), una crescita di decessi di 1.514 unità, (+37,4%). Questo mentre i nuovi casi superano 1,2 milioni (+49%). Lo rileva il monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe che dà anche un giudizio negativo sull’operato dell’esecutivo bollando come “insufficienti” le misure messe in campo per frenare i contagi. Sul fronte vaccini, invece, si rileva come in 7 giorni si siano avute oltre 4 milioni di somministrazioni, ma solo 73.690 di prime dosi per over 50. I nuovi casi con incidenza, in 56 province, afferma ancora Gimbe, supera i 2.000 per 100.000 abitanti mentre continua a crescere la pressione sugli ospedali, sia in area medica (+32,2%) che in terapia intensiva (+20,5%). In Italia rimangono poi oltre 8,6 milioni coloro che sono senza nemmeno una dose di vaccino, di cui quasi 3 milioni nella fascia 5-11 anni. Per quanto riguarda, invece, le terze dosi, si è raggiunto un tasso di copertura pari al 61,5% ma “con rilevanti differenze regionali”. “L’enorme quantità di nuovi casi, incontrando una popolazione suscettibile troppo numerosa, – aggiunge la Fondazione – sta progressivamente saturando gli ospedali. Di conseguenza, molte regioni si avviano verso la zona arancione entro fine mese, ma soprattutto si riducono le possibilità di cura per i malati non covid”.

“Nell’ultima settimana – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – si è registrata un’ulteriore impennata di nuovi casi che hanno superato quota 1,2 milioni, con un incremento che sfiora il 50% rispetto alla settimana precedente e una media mobile a 7 giorni che aumenta da 128.801 del 5 gennaio a 172.559 l’11 gennaio (+34%)”. “Ci troviamo in una fase estremamente critica della pandemia – conclude Cartabellotta – in cui distorte narrative ottimistiche appannano l’insufficienza delle misure per rallentare la curva dei contagi e sottovalutano i rischi per la salute delle persone e per l’economia del Paese. Innanzitutto, l’ingente numero di nuovi casi, in continua crescita, dopo aver mandato in tilt i servizi territoriali sta determinando la progressiva saturazione degli ospedali, con limitazione degli interventi chirurgici programmati – anche in pazienti oncologici – e la riduzione delle capacità assistenziali, anche perché il personale sanitario è ormai allo stremo. In secondo luogo, l’enorme numero di persone positive sta progressivamente paralizzando numerosi servizi essenziali: dai trasporti alla scuola, dalla sanità agli uffici pubblici. Infine, a meno di ‘iniezioni’ di posti letto dell’ultimora o di modifica dei criteri per classificare i pazienti Covid ospedalizzati, entro fine mese numerose Regioni andranno in zona arancione e qualcuna rischia la zona rossa. Un colore che certificherebbe il fallimento nella gestione della quarta ondata, nonostante la disponibilità di vaccini molto efficaci nel prevenire la malattia grave”.

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