Cous Cous Fest di San Vito lo Capo

Mancano pochi giorni all’inizio del Cous cous Fest di San Vito lo Capo e già c’è un problemino tutt’altro che ingenuo.Riguarda il cous cous, si, proprio il festeggiato della kermesse. Lo solleva Marilù Terrasi del ristorante Pocho, una delle interpreti più autorevoli a livello internazionale di questa materia. Nel dettaglio, si chiede se è il caso di avere tra i main sponsor della manifestazione un industriale della bassa emiliana che realizza preparati risparmia-tempo, aggiungiamo noi, perfetti per i ritmi frenetici dell’homo twittens. Roba da 5 minuti insomma. La domanda posta dalla Terrasi ci pare legittima e se lo chiedono anche Rocco Molinterni su La Stampa e Luciano Pignataro sul suo blog, che coglie l’occasione per polemizzare pure sulle code. Come dire, perché svilire il cous cous, un piatto della tradizione siculo-araba che richiede manualità e approccio artigianale? Per realizzarlo ci vuole materia prima di livello, la giusta manualità e tanto tempo, così come potrebbe accadere per i tortellini o le lasagne. Ed ecco l’appello ai ristoratori: esibire all’ingresso del locale un avviso “qui si prepara il couscous incocciato a mano”, seguito dal tipo di frumento, origine e mulino di provenienza. Insomma, dare valore al lavoro e a un millennio di storia. Mentre parla, due ospiti francesi, anzi, algerini, preparano uno splendido cous cous con carne di montone. Sono lì per un programma di scambio. È davvero squisito, ma per prepararlo ci vorranno oltre quattro ore.

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