Coronavirus, volontari 118: “Ogni chiamata colpo a cuore”

“Ogni chiamata e’ un colpo al cuore, ma abbiamo scelto di farlo e andiamo avanti. Siamo sempre sul chi va la’ perche’ sappiamo che stiamo andando incontro a quello che tutta la popolazione sta invece evitando”. E cioe’ il coronavirus. Michele, 40 anni, e’ uno dei tanti soccorritori volontari che nelle ultime settimane e’ in prima linea nell’emergenza Covid-19. Cinque giorni su sette lavora per un portale online di prenotazione per alberghi, il week end lo dedica alla Croce Bianca Milano, che opera nell’hinterland e in citta’. I soccorritori volontari in tutta la Lombardia sono migliaia, esposti di fatto agli stessi rischi di medici e infermieri: in molte delle ambulanze che attraversano le citta’ ormai deserte ci sono loro che avvolti in tute, mascherine, occhiali e calzari trasportano possibili casi sospetti negli ospedali, trasferiscono contagiati da un ospedale all’altro della Lombardia, riportano pazienti positivi dimessi nelle loro case per concludere la quarantena. Non e’ il loro mestiere, non prendono uno stipendio, sono spinti solo dal “senso del dovere verso la comunita’ – come ha spiegato Michele -. La mia soddisfazione piu’ grande e’ sapere che sono d’aiuto a qualcuno, come qualcuno lo e’ stato per me quando ho avuto bisogno io”.

“La paura c’e’ ma nessuno si e’ tirato indietro”, neanche dopo la notizia della morte di Diego, soccorritore del 118 morto a Bergamo a soli 47 anni dopo essere stato contagiato dal Covid-19. Arianna, impiegata di 28 anni, e’ caposervizio della sua squadra di intervento: e’ lei che, da sola come da protocollo, entra nelle case di sospetti contagiati. “Psicologicamente e’ un po’ pesante, la paura c’e’ pur avendo tutte le protezioni – confessa dopo essere rientrata dal terzo intervento in un solo pomeriggio -. Basterebbe toccarci il viso con i guanti sporchi per contagiarci, ma forse proprio la paura serve a farci fare tutto bene. Continuiamo a farlo, ora c’e’ bisogno di noi”. Anche secondo Luca Puleo, presidente di Anpas Lombardia che copre circa il 50% delle emergenze della regione con oltre 20mila volontari in 112 Pubbliche Assistenze, il momento e’ “molto stressante, la pressione e’ molto forte: i volontari non si tirano indietro, ma certo hanno paura per quello a cui vanno incontro, non solo per loro stessi ma anche per i famigliari e questo rende l’attivita’ ancora piu’ gravosa. Inoltre – ha spiegato – il numero di servizi e delle uscite e’ molto aumentato, ma quello dei volontari rimane lo stesso: in alcune zone come il bergamasco e il bresciano i servizi sono piu’ che quintuplicati, un aumento vertiginoso non solo dei servizi ma anche dei tempi, perche’ con gli ospedali congestionati e’ piu’ difficile liberare le ambulanze”. Tra i problemi di questa emergenza c’e’ anche quello della disponibilita’ di materiale sanitario come mascherine, tute, calzari, occhiali e guanti che i soccorritori devono indossare durante il servizio: “Al momento ci sono, ma tutto dipendera’ dai prossimi contagi – spiega Puleo -: se il ritmo rimane quello di queste ore, o lo Stato ci garantisce forniture massive o c’e’ il rischio di rimanere senza” e in quel caso “si e’ costretti a non far partire piu’ le ambulanze”. “La sicurezza dei volontari deve essere garantita, stanno dimostrando grande coraggio e dedizione. Sono la parte migliore dell’Italia”, ha concluso Puleo.

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