Coronavirus in Italia, si abbassa ancora l’età media dei contagiati

Il coronavirus ora riguarda i giovani: si abbassa ancora l’età media dei contagiati e viene definitivamente a cadere il falso mito secondo cui ad ammalarsi fossero solo gli anziani, che comunque restano tra i soggetti più a rischio e vanno tutelati.

Secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità, l’età media dei contagiati è scesa a 35 anni. Un tracollo rispetto ai mesi duri dell’emergenza sanitaria, quando la media era decisamente superiore ai sessant’anni. L’abbassamento dell’età media in concomitanza con il periodo estivo evidentemente preoccupa  ma non sorprende. In queste settimane sono i giovani gli osservati speciali, in particolar modo quelli che rientrano dalle vacanze, dove potrebbero aver preso parte a qualche serata spensierata, dimenticando magari le indicazioni fondamentali contro il contagio come ad esempio la mascherina e la distanza di sicurezza tra le persone. In pochi giorni in Italia sono stati intercettati diversi giovani positivi rientrati da Grecia e Croazia, ad esempio. C’è poi il caso dei romani contagiati dopo aver preso parte a una festa a Porto Rotondo. Insomma, i casi non mancano e spiegano l’abbassamento dell’età media dei contagiati.

Per quanto riguarda la curva epidemiologica, l’Italia si trova ancora in buona situazione. Non può permettersi di abbassare la guardia e la autorità sanitarie devono continuare a lavorare sul territorio per intercettare e soffocare nel minor tempo possibile i nuovi focolai. Detto ciò la situazione è ancora controllabile e gestibile. Nulla di paragonabile al resto d’Europa, dove i casi giornalieri sono nell’ordine delle migliaia.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ora formalmente riconosciuto che il Covid-19 è presente nell’aria e può essere trasportato da minuscoli aerosol. Dopo la scoperta di tracce di Covid sui surgelati,  ora un’altra scoperta. Ma vediamo di cosa si tratta esattamente.

Quando tossiamo e starnutiamo, parliamo o semplicemente respiriamo, rilasciamo naturalmente nell’aria goccioline (piccole particelle di fluido) e aerosol (particelle più piccole di fluido).

L’OMS definisce come una “gocciolina” una particella più grande di 5 micron e ha dichiarato che le goccioline non viaggiano più lontano di un metro. Le goccioline tendono a volare nell’aria come mini palle di cannone e cadono a terra piuttosto rapidamente, mentre gli aerosol possono fluttuare per molte ore.

Ma la fisica di base dice anche che una gocciolina da 5 micron impiega circa mezzora a cadere sul pavimento dalla bocca di un adulto di statura media, e durante quel periodo, la goccia può viaggiare per molti metri su una corrente d’aria. Anche le goccioline espulse con la tosse o gli starnuti viaggiano molto più lontano di un metro.

All’inizio della pandemia l’OMS, così come gli altri centri specializzati, avevano messo in guardia principalmente sulla trasmissione del nuovo Coronavirus attraverso il contatto diretto e le goccioline rilasciate a distanza ravvicinata. L’organizzazione aveva messo in guardia dagli aerosol solo in rare circostanze, come dopo l’intubazione e altre procedure mediche che coinvolgevano pazienti infetti negli ospedali.

Dopo diversi mesi di pressioni da parte degli scienziati, il 9 luglio l’OMS ha cambiato posizione, passando dal rifiuto all’accettazione parziale: “Sono necessari ulteriori studi per determinare se è possibile rilevare SARS-CoV-2 in campioni d’aria da ambienti in cui non vengono eseguite procedure che generano aerosol e quale ruolo potrebbero svolgere gli aerosol nella trasmissione del virus”.

In un recente studio pubblicato su Scientific Reports, i ricercatori del Centro medico dell’Università del Nebraska hanno scoperto che gli aerosol raccolti nelle stanze d’ospedale dei pazienti con Covid-19 contenevano il Coronavirus. Ciò conferma i risultati di uno studio della fine di maggio in cui si è scoperto che i pazienti con Covid-19 rilasciavano SARS-CoV-2 semplicemente espirando, senza tossire o nemmeno parlare. Gli autori di quello studio hanno affermato che la scoperta implicava che la trasmissione aerea “gioca un ruolo importante” nella diffusione del virus.

Uno studio condotto da scienziati dell’Università di Hong Kong e Zhejiang University, a Hangzhou, in Cina, pubblicato sulla rivista Building and Environment a giugno ha concluso che più piccole sono le goccioline espirate, più importante è la rotta aerea a corto raggio.

Cosa significa tutto questo esattamente? Secondo gli esperti, è plausibile che si possa entrare in una stanza vuota e contrarre il virus se una persona infetta era lì prima di noi, ma probabilmente solo se la stanza è piccola e soffocante. Il virus può diffondersi attraverso condotti d’aria o tubi? Forse, anche se non è stato stabilito. La trasmissione a lungo raggio, invece, da parte di aerosol probabilmente non sembrerebbe significativa.

Accettare queste conclusioni non cambierebbe molto ciò che viene attualmente raccomandato come miglior comportamento. . La protezione più forte contro SARS-CoV-2, indipendentemente dal fatto che il virus sia contenuto principalmente in goccioline o aerosol, rimane essenzialmente la stessa: mantenere la distanza di sicurezza e indossare la mascherina.

Piuttosto, i recenti risultati sono un importante promemoria per essere vigili anche sull’apertura delle finestre e sul miglioramento del flusso d’aria all’interno.

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