Corea del Nord: Seul rifiuta di condividere l’intelligence militare con Tokyo

Nonostante gli accordi raggiunti lo scorso anno, e gli appelli del presidente Usa Donald Trump a opporre un fronte comune al regime nordcoreano, la Difesa di Seul continua a limitare la condivisione dell’intelligence militare con il Giappone. Lo hanno riferito al quotidiano giapponese “Asahi” fonti anonime della Difesa giapponese, secondo cui il governo del presidente sudcoreano Moon Jae In ha rifiutato di adempiere al “General Security of Military Information Agreement” sottoscritto lo scorso anno dai due paesi, che li impegna a condividere l’intelligence militare con l’intermediazione degli Stati Uniti. Seul si e’ limitata a fornire le analisi delle proprie forze arate in merito agli ultimi test balistici di Pyongyang, ma rifiuta di condividere informazioni in merito, ad esempio, all’attivita’ militare di Pechino nel Mar cinese meridionale.

Durante la campagna elettorale di inizio anno e durante le ultime settimane, il presidente sudcoreano Moon ha dimostrato in piu’ occasioni di voler giocare la carta del risentimento nazionale contro il Giappone. La polemica tra i due paes in merito all’annosa questione delle cosiddette “comfort women”, le donne costrette alla schiavitu’ sessuale durante l’occupazione militare giapponese della Penisola coreana, prima e durante la Seconda guerra mondiale, si e’ riaccesa negli ultimi giorni, proprio durante la visita nei due paesi del presidente Usa Donald Trump. Ha suscitato una dura reazione da parte di Tokyo la decisione del governo sudcoreano di invitare una di queste donne alla cena di Stato offerta al presidente Usa, durante la sua visita ufficiale al paese. Il governo e i media sudcoreani hanno dato ampio spazio alle foto dell’abbraccio tra Trump e l’anziana donna. Il governo giapponese ha contestato l’iniziativa nei giorni successivi, accusando Seul di aver apertamente violato l’accordo sottoscritto dai due paesi nel 2015 per porre finalmente fine all’annosa questione.

Tokyo non ha digerito nemmeno un’altra plateale provocazione di Seul: durante la cena di Stato, infatti, a Trump sono stati serviti “gamberi di Dokdo”: Dokdo e’ il nome coreano delle Rocce di Liancourt (“Takeshima” in Giapponese), un atollo del Mar cinese orientale controllato da Seul ma rivendicato dal Giappone, e dove la Corea del Sud effettua ogni anno massicce esercitazioni militari. Alle proteste giapponesi, Seul ha replicato accusando Tokyo di intromettersi inappropriatamente nelle scelte del paese riguardo l’accoglienza dei suoi ospiti piu’ importanti.

La donna invitata dal presidente sudcoreano alla cena di Stato con Trump e’ l’88 enne Lee Yong-soo, una delle 30 donne ancora in vita che accusano di essere state costrette alla schiavitu’ sessuale da militari dell’Esercito imperiale giapponese. Lee e’ nota per il suo indefesso attivismo politico contro il Giappone, e per il suo rifiuto di riconoscere l’accordo raggiunto tra i due paesi in merito alla questione delle “comfort women”. L’accordo sottoscritto da Tokyo e Seul nel 2015, prevede il pagamento da parte di Tokyo di 8,8 milioni di dollari a un fondo istituito dal governo sudcoreano per il sostegno alle comfort women, in cambio dell’impegno di Seul a considerare risolta la controversia. Il presidente sudcoreano Moon, eletto lo scorso maggio, ha detto di non ritenere valido l’accordo.

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