Coperture vaccinali pediatriche e diminuzione delle vaccinazioni obbligatorie

I dati sulle coperture vaccinali pediatriche diffusi dal Ministero della Salute confermano, per il 2015, una diminuzione sia delle vaccinazioni obbligatorie sia di quelle raccomandate; tuttavia, in queste ultime il calo è meno marcato rispetto a quanto registrato nei due anni precedenti. Le uniche coperture vaccinali a mostrare un incremento sono quelle contro pneumococco e meningococco C. A livello nazionale per nessun antigene le coperture a 24 mesi raggiungono la soglia del 95,0%.  A livello territoriale, raggiungono e superano il 95,0% di copertura contro Polio, Difterite, Tetano, Pertosse, Epatite B, Hib solo Lazio, Abruzzo, Basilicata, Calabria e Sardegna. Sono invece 14 le Regioni con una copertura inferiore al 95,0% per tutti gli antigeni.  Con riferimento alle coperture vaccinali contro l’influenza stagionale negli anziani over65, nella stagione 2015-2016 si registra a livello nazionale un aumento di 1,3 punti percentuali (arrivando a 49,9%) rispetto alla stagione precedente, valore ancora distante dal 55,4% registrato nel 2013-2014. Nessuna Regione raggiunge comunque la soglia di copertura minima perseguibile del 75,0%.

E’ quanto si osserva dai nuovi dati pubblicati dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, che dal 2016 fornisce anche i dati sulle coperture vaccinali relative alla dose booster (richiamo) in età pre-scolare, ovvero a 5-6 anni, e calcolate al compimento dei 7 anni.

In particolare, come si legge in una nota di approfondimento, se si osservano le CV a 24 mesi dall’anno 2000, si nota che dopo un andamento in crescita, si sono tendenzialmente stabilizzate. Le vaccinazioni incluse nel vaccino esavalente (anti-difterica, anti-tetanica, anti-pertossica, anti-polio, anti-Hib e anti-epatite B), generalmente impiegato in Italia nei neonati per il ciclo di base, avevano superato il 95%, soglia raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la cosiddetta immunità di popolazione; infatti, se almeno il 95% della popolazione è vaccinata, si proteggono indirettamente coloro che, per motivi di salute, non si sono potuti vaccinare. Dal 2013 si sta, invece, registrando un progressivo calo, con il rischio di focolai epidemici di grosse dimensioni per malattie attualmente sotto controllo, e addirittura ricomparsa di malattie non più circolanti nel nostro Paese.

In particolare, nel 2015 la CV media per le vaccinazioni contro polio, tetano, difterite, epatite B, pertosse e Hib è stata del 93,4% (94,7%, 95,7%, 96,1 rispettivamente nel 2014, 2013 e 2012). Sebbene esistano importanti differenze tra le regioni, solo 6 superano la soglia del 95% per la vaccinazione anti-polio, mentre 11 sono sotto il 94%.

Particolarmente preoccupanti sono i dati di CV per morbillo e rosolia che hanno perso ben 5 punti percentuali dal 2013 al 2015, dal 90,4% all’85,3%, incrinando anche la credibilità internazionale del nostro Paese che, impegnato dal 2003 in un Piano globale di eliminazione dell’OMS, rischia di farlo fallire in quanto il presupposto per dichiarare l’eliminazione di una malattia infettiva da una regione dell’OMS è che tutti i Paesi membri siano dichiarati ‘liberi’.

Questo trend è confermato anche dalle CV nazionali a 36 mesi per l’anno 2015, dato utile anche per monitorare la quota di bambini che, alla rilevazione vaccinale dell’anno precedente, erano inadempienti e che sono stati recuperati, se pur in ritardo. L’effettuazione delle vaccinazioni in ritardo, espone questi bambini ad un inutile rischio di malattie infettive che possono essere anche gravi.

La riduzione delle CV comporterà un accumulo di suscettibili che, per malattie ancore endemiche (come morbillo, rosolia e pertosse), rappresenta un rischio concreto di estesi focolai epidemici, come già accaduto in passato; per malattie non presenti in Italia, ma potenzialmente introducibili, come polio e difterite, aumenta il rischio di casi sporadici autoctoni, in caso di importazioni di malati o portatori.

Il Ministero ha riconosciuto da tempo la necessità di rendere l’accesso alle vaccinazioni il più agevole possibile e ha finanziato progetti  per migliorare la disponibilità di evidenze scientifiche a favore delle vaccinazioni, per approfondire le ragioni del dissenso vaccinale e individuare più efficaci strategie di promozione delle vaccinazioni.

L’aumento delle iniziative nazionali e regionali di comunicazione e promozione delle vaccinazioni, il progressivo sviluppo delle anagrafi vaccinali informatizzate e le iniziative di contrasto ai movimenti anti-vaccinisti, potrebbero arginare questa tendenza alla diminuzione dell’adesione e ridurre, così, le sacche di non vaccinati.

 

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