Copasir e La Russa: ‘Ci rimettiamo alla volontà dei presidenti di Camera e Senato’

Il Copasir, comitato per la sicurezza della Repubblica, si è avvitato in uno stallo senza precedenti. E il vero mistero di questo organismo che si occupa di intelligence e segreti di Stato oggi è semplicemente il modo in cui potrà andare avanti. L’ultimo passo, le dimissioni del presidente leghista Raffaele Volpi, non ha reso più semplice il cammino.  Volpi, dopo un lungo braccio di ferro fra la Lega e Fratelli d’Italia, ha deciso di lasciare assieme a Paolo Arrigoni, l’altro componente leghista della commissione bicamerale. Dando voce alla posizione del Carroccio: noi lasciamo la poltrona più alta del comitato in quanto spetta all’opposizione. Ma devono dimettersi tutti.

Questo perché la normativa cui la Lega fa riferimento, ovvero la legge del 2007 che istituisce il Copasir, prevede che la minoranza abbia la presidenza del comitato ma anche la metà dei componenti. E a rappresentare la minoranza, nell’attuale parlamento, c’è in pratica solo Fratelli d’Italia. La mossa di Salvini e dei suoi è tattica: chiedendo una ricomposizione dell’intero comitato vogliono evitare che l’unico candidato alla guida sia Adolfo Urso, l’attuale vicepresidente sul quale il giudizio del leader del Carroccio è netto.  ‘In questo momento gli amici dell’Iran non sono amici miei’, afferma Salvini alludendo all’attività di consulenza svolta da Urso, ex viceministro allo Sviluppo economico, a favorire le imprese italiane che investono nel Paese mediorientale. La realtà dice  che malgrado gli inviti della Lega, nessuno dei componenti del Copasir si è dimesso. Di più: il forzista Elio Vito, che l’aveva fatto in precedenza, si è autoreintegrato’.

‘L’importante è che venga riconosciuto che la presidenza spetta a noi’,  dice Ignazio La Russa: ‘Per il resto ci rimettiamo alla decisione dei presidenti di Camera e Senato’. Fico e Casellati, in realtà, avrebbero già deciso: chiederanno alla Lega di esprimere due nomi al posto dei dimissionari. Gli equilibri nell’organismo non si toccano perché, oltre alla legge del 2007, c’è da far valere il criterio di proporzionalità fra le forze presenti in Parlamento. A quel punto, ristabilito il plenum dell’organismo, si procederà all’elezione del nuovo presidente.

Ma qui il Copasir rischia di impantanarsi di nuovo nelle sabbie mobili giuridiche: perché il solo candidato che può essere votato in quanto unico esponente dell’opposizione, cioé Urso, dovrebbe avere almeno sei voti su dieci. Un bottino di cui il senatore di Fdi al momento non dispone. Al secondo turno, invece, la legge prevede un ballottaggio fra i due candidati più votati e basta la maggioranza semplice: ma non c’è, come detto, un secondo candidato dell’opposizione. È un nuovo inghippo figlio della legge che rischia di tenere a lungo bloccato il Copasir, che è praticamente paralizzato dall’insediamento del governo Draghi e che  è riuscito a dare il via libera alla richiesta al premier Draghi di attivare un’inchiesta interna sul ‘caso’ dell’incontro tra Matteo Renzi e il capocentro del Dis Marco Mancini nella piazzola di un autogrill, come documentato da Report.

Dopo le dimissioni del presidente leghista, Raffaele Volpi, la vicenda del Copasir passa ora nelle mani dei presidenti delle Camere, Elisabetta Casellati e Roberto Fico. E l’auspicio è che ‘stavolta abbiano un atteggiamento meno pilatesco del passato’. A spiegarlo è stata Giorgia Meloni, che con FdI ha condotto la battaglia per il ripristino della legalità, rivendicando per l’opposizione la presidenza del Copasir, così come previsto dalla legge.

‘Se sono contenta delle dimissioni di Volpi? Non ne faccio una questione personale e di partito, ma penso che le regole sia giusto rispettarle. Ci stiamo mettendo un pò, ma tutto bene quel che finisce bene. Spero che alla fine si risolva’.

Il vicepresidente del Senato, Ignazio La Russa, ha chiarito che quando si potrà, il Copasir dovrà votare il presidente dell’opposizione, come prescrive la legge. Per quanto riguarda la composizione, che per legge prevede parità di membri tra maggioranza e opposizione, cinque e cinque, noi, pur avendone un vantaggio, ci rimettiamo alla volontà dei presidenti di Camera e Senato’. Il senatore di FdI, quindi, ha ricordato che Casellati e Fico nella loro lettera, hanno sostenuto che in caso di unanimità di tutti i gruppi, si può derogare alla composizione. Quindi, si può tenere conto della esiguità numerica in Parlamento dell’opposizione, decidano loro. Valutino,  ha concluso La Russa,   se sostituire i dimissionari, o se serve riequilibrare il Comitato.

La Lega ha provato a chiedere a FdI di cambiare candidato, dicendosi disponibile a votare Ignazio La Russa, nella speranza di avere in cambio una vicepresidenza del Senato. La risposta sarebbe stata negativa.

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