Il premier è nervoso e come scrive Monica Guerzoni, Conte già lavora alla resurrezione. «Se non prendo la fiducia il governo cadrà in Parlamento, davanti agli occhi degli italiani. E se a giugno si vota, la vittoria della destra è tutt’ altro che scontata. Girerò l’Italia città per città, paesino per paesino, casa per casa…».
«Se prendo la fiducia anche con qualche voto in meno dei 161, il governo continua il suo viaggio – ha preso atto Conte –. Ma sarà un governo debole». Nicola Zingaretti e Dario Franceschini lo hanno rassicurato: «La fiducia la prendi, il tema è con quanti voti… Pensiamo a vincere e poi si rafforzerà la maggioranza, dal programma, alla squadra, ai voti in Parlamento». Se sarà bocciato, scrive il Corriere, come accadde a Romano Prodi? In virtù del “patto di ferro” che il premier è sicuro di aver stretto con il leader dei partiti, non resterebbe che prepararsi al voto anticipato a giugno.
A Conte mancano i numeri e Renzi ne è consapevole. Il Pd trema ed è disperato. Non tratta con Italia Viva, ma fa un appello ai responsabili. «L’Italia ha bisogno di sicurezza, stabilità e futuro. Invece, come prevedibile, con l’apertura della crisi da parte di Italia Viva si stanno determinando condizioni sempre più difficili per garantire un governo adeguato al Paese in una situazione di emergenza, rischiando di aprire scenari imprevedibili».
Il Partito Democratico scrive un accorato appello. «Dopo l’approvazione della bozza di Recovery per la rinascita e lo sviluppo e in piena pandemia, con la crisi l’Italia sta pagando un prezzo immenso. Il Pd lo ha sempre ribadito con grande chiarezza e trasparenza: i problemi vanno affrontati e risolti, non aumentati e fatti esplodere». E poi ancora. «Ora per garantire una piena trasparenza si vada nelle sedi appropriate, quelle parlamentari, dove tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità per salvaguardare gli interessi del Paese»
Il M5S dal canto suo ribadisce la compattezza attorno a Conte. Si apprende da fonti M5s nel corso della riunione del capo politico Vito Crimi e del capodelegazione Alfonso Bonafede con i direttivi di Camera e Senato.