Il premier Giuseppe Conte incontra con le associazioni degli ordini professionali a Villa Pamphilj nell'ambito della sesta giornata degli Stati Generali, Roma, 19 giugno 2020. ANSA//Filippo Attili/Chigi Palace / HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

Conte assediato da una maggioranza divisa. Tra Mes e sospetti il governo rischia di cadere

Quando è nato il secondo governo Conte, o Conte Bis, come probabilmente resterà alla storia, i padri politici di questa manovra di Palazzo avevano un obiettivo chiaro. Evitare le elezioni, che avrebbero incoronato il Centrodestra, e rimanere alla guida fino al cambio al Quirinale, per piazzare il colpo grosso, il nuovo Presidente della Repubblica.

Giuseppe Conte, inizialmente non propriamente gradito ai dem, sembrava l’uomo giusto. La figura in grado di mediare e tenere il timone a dritta. Tante volte lo aveva fatto anche nel corso della prima esperienza di governo, quando Lega e M5s hanno iniziato a mettersi i bastoni tra le ruote. Insomma, il Conte Bis nasce per portare a termine la legislatura senza eccessivi sforzi e senza grandi ambizioni. Poi arriva l’emergenza coronavirus e tutto cambia. Bisogna reagire all’emergenza, e quella dal punto di vista politico è la parte più semplice. Poi inizia la fase 2 e quindi la fase 3, iniziano i lavori per progettare il rilancio di un Paese. Il futuro. E qui emergono i problemi.

Il Movimento 5 stelle e il Partito democratico su molti, forse troppi punti, hanno idee differenti se non addirittura opposte di Italia. In questo modo progettare un piano di rilancio è decisamente difficile se non addirittura impossibile. Poi c’è la mina vagante di Italia Viva, che a volte semplifica e a volte complica la situazione. Poi c’è il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che,  a differenza di quanto ipotizzato a inizio legislatura, quando era un signor nessuno nel mondo della politica, tira fuori tutta la sua intraprendenza. Altro che mediatore, Conte veste i panni del leader. A detta di qualcuno anche poco propenso al dialogo e al confronto. Sembra ad esempio che gli Stati Generali siano stati convocati dal premier senza un preavviso alla maggioranza. E sembra che la bozza del dl Semplificazioni le forze di maggioranza l’abbiano vista prima sui giornali e poi sulle scrivanie.

Il governo, arrivato alla fase della pianificazione, rischia lo stallo. Sembra averlo intuito il Segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti, che prova a sbloccare la situazione e lo fa parlando del Mes. Scelta sbagliata per tempi e modi. Conte non raccoglie l’invito e il Movimento 5 stelle si oppone fermamente al Salva Stati. Ma il problema non è solo il Mes. M5s e Pd discutono anche sulla Cassa integrazione, tanto per fare un esempio. E anche sul dl Semplificazione la proposta avanzata da Conte non è stata propriamente apprezzata dalla maggioranza, che ha chiesto e ottenuto la cancellazione di ogni forma di condono dal testo. Se non fa passi avanti il governo non ha senso di esistere, è il concetto di fondo della riflessione di Zingaretti. E gli ultimi sondaggi potrebbero anche suggerire al Pd la via del voto, visto che le distanze dalla Lega, sempre primo partito in Italia, si sono accorciate sensibilmente.

In realtà il Mes spacca il governo. Ha una visione chiara il Pd, ne ha una il Movimento 5 stelle, ne ha una Italia Viva e ne ha una il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. È un puzzle di incastri e proposte. Vince chi trova il quadro giusto che accontenti la maggioranza della maggioranza. Come in tutti i giochi, le difficoltà aumentano man mano che si superano i livelli. E arriviamo così, dopo una serie di compromessi, alla scelta sul Mes. E qui il discorso si complica. La strategia delle concessioni non funziona. Le regole le ha dettate l’Unione europea. L’Italia deve decidere se giocare oppure no. E in palio ci sono diversi miliardi di euro da investire per fronteggiare le spese legate all’emergenza coronavirus.  Il Pd dice sì, Italia Viva anche. Il Movimento 5 stelle dice no. C’è qualche elemento disposto a dialogare ma non sposta gli equilibri. La partita, presto o tardi, dovrà essere risolta in Parlamento. Il rischio concreto è che la maggioranza arrivi divisa alla prova del voto e che i pentastellati si ritrovino a votare insieme con gli ex alleati della Lega.

Un grande punto interrogativo circonda Forza Italia. Gli Azzurri spingono per il sì al Mes, e la posizione filo-governativa preoccupa il Movimento 5 stelle che teme il trappolone. Il Presidente del Consiglio, per la sua intraprendenza, ha alimentato i sospetti della maggioranza. Sono tanti i soggetti che a microfoni spenti accusano il premier di aver deciso tutto da solo nelle settimane dell’emergenza. E lo spartito sembra lo stesso anche nella fase di pianificazione del rilancio. Stati Generali, dl Semplificazione, Mes. Conte detta i tempi e i modi della discussione. E questo lascia perplesse le forze di maggioranza.

La situazione non è più semplice sul palcoscenico europeo. Con l’inizio della presidenza tedesca, a dare le carte è Angela Merkel, che ancora prima del cambio della guardia ha fatto cordialmente sapere a Conte – ma non solo – che il nuovo Mes è stato fatto per essere usato.

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