Italian President Sergio Mattarella during the year-end speech to Italians at Quirinale Palace in Rome, Italy, 31 December 2015. ANSA/QUIRINALE PRESS OFFICE/FRANCESCO AMMENDOLA +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Considerazioni sul discorso di fine anno del Capo dello Stato

Ho pubblicato, come d’uopo’ il discorso, non integrale, di fine anno del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che, anzi tempo, aveva premesso che non sarebbero stati toccati temi politici e di rilievo politico. Oggi, diversamente, mi arrogo il diritto di esprimere una valutazione, sia essa giornalistica, sia essa personale. Sono rimasto, nell’ascoltarlo, letteralmente sconcertato. Mattarella manca terribilmente di ‘statura politica’ e, forse, ab initio ha escluso la possibilità di dare al discorso un taglio politico, ben conscio dei suoi limiti. Il Presidente della Repubblica sembrava essere capitato al Quirinale per caso e per incidentalità era stato scelto per ricoprire quel ruolo. Dopo l’apertura con i saluti agli italiani e le italiane tutto il resto è stato noia. Solo noia. Mentalmente, mentre lo ascoltavo, ho rivisto il discorso di fine anno di Sandro Pertini, oppure quelli del suo predecessore Giorgio Napolitano. Il discorso mancava di determinazione e di fermezza, ed era carente in alcuni casi, vedi, ad esempio, l’evasione fiscale. Anche sui migranti, Mattarella ha ripetuto, e dopo sei mesi, la linea scelta ed adottata da Vladimir Putin. Che l’evasione fiscale sia un male non ci sono dubbi, ma il tema non può essere affrontato dal Capo dello Stato nei termini in cui è stato esposto. Mattarella ha affrontato il tema dell’evasione fiscale esclusivamente osservandolo sotto il profilo morale e si è limitato semplicemente ad osservare il fenomeno sotto questo profilo. Quando si affronta un tema così complesso bisognerebbe analizzare, se non tutte, almeno le più importanti variabili che stanno dietro all’evasione fiscale. L’evasione fiscale di oggi è molto diversa da quella degli anni ’80, quando l’Italia era un Paese con la propria sovranità monetaria. E nessuno si permetteva, nemmeno lontanamente, di pensare a cambiamenti della Costituzione repubblicana del 1948. Oggi l’Italia non ha più la sovranità monetaria ed ha ceduto anche buona parte della propria sovranità politica. E’ stato introdotto l’equilibrio di bilancio, che i padri costituenti mai e poi mai avrebbero preso in considerazione. Poi è arrivato il Two Pack, ovvero il controllo del Bilancio del nostro Stato da parte dell’Unione Europea dell’Euro. Parlare, oggi, di evasione fiscale dimenticando questi ed altri passaggi è solo uno sterile esercizio di retorica.  I risultati si vedono con povertà dilagante e il 70 per cento degli asset del nostro Paese venduti a nuovi padroni non italiani che vengono definiti ‘investitori esteri’. In un’Europa, apparentemente unita, che ha reso povero il nostro Paese, l’evasione fiscale non è la causa della povertà ma, al contrario, è l’effetto della povertà che in Italia ha creato l’Unione Europea. Di fatto, con la moneta unica è stato instaurato un regime militare che utilizza la finanza, le banche e i ricatti economici e monetari.  Nonostante i sacrifici imposti agli italiani oggi il debito pubblico ha superato i 2 mila e 200 miliardi di Euro. Per dirla in breve, pagare più tasse non significherebbe dare agli italiani maggiori servizi, ma pagare più interessi su un debito pubblico, prendere parte ad altre guerre e, in generale, spendere i soldi degli italiani fuori dall’Italia. Ovviamente questo non significa che si è d’accordo con chi non paga le tasse, ma significa che l’Italia dovrebbe iniziare a pensare quello che pensano milioni di cittadini altri Paesi europei che hanno deciso di   uscire dall’Euro.

 

Roberto Cristiano

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