Considerazioni di Roberto Staglianò su ‘The Effect’ in scena alla Sala Umberto di Roma fino al 29 aprile

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, le considerazioni di Roberto Staglianò sullo spettacolo ‘The Effect’ in scena alla Sala Umberto di Roma fino al 29 aprile. 

 

‘The Effect’ è un’opera teatrale a più livelli scritta nel 2012 da Lucy Preeble, autrice e drammaturga britannica. La versione inglese ha debuttato al National Theatre, Cottesloe di Londra il 13 Novembre 2012. Sempre nello stesso anno l’opera ha vinto il Critics’ Circle Award come Best New Play. Il debutto dell’allestimento italiano è stato accompagnato da un numeroso pubblico di spettatori che hanno riempito la Sala Umberto di Roma, nella serata della prima, il 17 aprile 2018.

Quattro sono gli attori in scena: Alessandro Federico, Alessia Giangiuliani, Sara Putignano e Giuseppe Tantillo.  La regia è di Silvio Peroni, noto anche come impegnato direttore artistico di Festival e rassegne culturali che ha ha realizzato spettacoli di autori come Will Eno, Nick Payne, Mike Bartlett, Cesare Zavattini, Tahar Ben Jelloun, Neil La Bute, Pinter.

Quattro personaggi impegnati in un racconto che unisce amore, disturbi depressivi, neuroscienze, esperimenti farmaceutici effettuati su volontari a pagamento. Come Connie e Tristan, due giovani adulti non ancora trentenni che accettano di sottoporsi ai test di un antidepressivo noto come Agente RLU37, coordinati dalla dottoressa Lorna James la quale, a differenza del dottor Toby, direttore dell’esperimento e suo ex amante, non crede che la depressione sia una disfunzione chimica del cervello e che invece possa essere curata con i farmaci.

Gradualmente, giorno dopo giorno, il dosaggio assunto aumenta sempre di più. I due si innamorano, eludendo il controllo dei medici e infrangendo le loro rigide regole di protocollo. Ben presto si insinuerà il sospetto con l’interrogativo se la loro passione sia solo il frutto dell’istinto fisico o sia invece l’effetto più o meno alterato della dopamina.

Molti sono gli argomenti di cui si occupa e che contiene la drammaturgia di questo spettacolo. Dalle questioni più ovvie circa l’etica e la sperimentazione sui farmaci e se l’amore indotto chimicamente è reale o meno, a come viene percepita e considerata la depressione attraverso un approccio filosofico individuale. Al rimedio degli antidepressivi usati come droga e come soluzione di ogni problema. Se l’amore è una droga, possiamo fidarci veramente dei nostri sentimenti? E come possiamo capire la differenza tra chi siamo e gli effetti collaterali che inevitabilmente ne derivano?.

La narrativa ad ampio spettro del testo è decisamente molto per i quattro attori che intrecciano, in due ore di spettacolo con intervallo annesso, la struttura rigida della storia, le identità dei personaggi e il gioco teatrale privo di ridondanze. La scenografia è essenziale: due lettini apparentemente scomodi, uno schermo usato per proiettare video, sequenze di codici e immagini di radiografie, un abile gioco di luci coordinato dalla mano del regista che è attento a ricreare in scena un crescendo emozionale dove persone, oggetti, sfumature, parole sono interconnessi come tanti frame cerebrali.

La regia di Silvio Peroni mira a far riaffiorare sulla superficie le storie e le resistenze sopite come virus congelati dei quattro protagonisti di The Effect. Quella che viene fornita alla fine è una forte prestazione ‘Teatro di parola’. Il baricentro di questo lavoro si trova incardinato sulla capacità degli attori di raccontare il messaggio del testo, sulla interrelazione fra autore, attore e spettatore. L’ampiezza delle immagini emotive vengono diffuse semplicemente mediante l’uso delle parole e della drammaturgia di Lucy Prebble. Un testo dove sono coniugate la concretezza di un linguaggio autentico con la voce e l’azione, l’ironia e le emozioni. La storia aumenta in crescendo e si articola indagando intorno alla necessità, più o meno indispensabile, di trovare le risposte ai perché sui sentimenti e sulle pulsioni umane. Dimenticandosi, cosa più importante, di viverli.

Dopo la pausa, poco prima dell’atto finale dello spettacolo, l’attenzione si sposta dai misteri di Connie e Tristan ai segreti tra la dottoressa James e il dottor Toby. The Effect, alla fine, porta i suoi protagonisti verso un’evoluzione inattesa, in una zona dell’esistenza forse fredda e poco allettante, sicuramente reale. È il senso del dovere del dottor Toby verso la sua Lorna. Non è puro amore romantico, ma il risultato di un radicamento alla vita. La Prebble sembra suggerire che tutti gli effetti, di gioia o dolore, finiscono per svanire, ma con una concreta riconciliazione tra ragione e sentimento, possiamo far sopravvivere il nostro stato di conservazione nel modo migliore. Le relazioni possono vivere e rifiorire anche tenendo basso il livello di controllo, in una sorta di oscillazione tra ottimisti e scettici, tra quelli che scelgono di voler avere sempre ragione e lo preferiscono ad una condizione di quotidiana felicità, e coloro che vedono solo ciò che vogliono vedere.

Roberto Staglianò

Una produzione Karamazov Associati

THE EFFECT

di LUCY PREBBLE
Traduzione ANDREA PEGHINELLI

dal 17 al 29 aprile

ALESSANDRO FEDERICO, ALESSIA GIANGIULIANI
SARA PUTIGNANO, GIUSEPPE TANTILLO

scene Katia Titolo
luci Omar Scalasu
video Luca Ercoli
aiuto regia Claudio Basilico
organizzazione Gianni Parrella

regia SILVIO PERONI

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