Considerazioni di Roberto Staglianò su ‘Leonardo da Vinci-L’Opera nascosta’, messo in scena al Teatro Brancaccino di Roma

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, le considerazioni di Roberto Staglianò su ‘Leonardo da Vinci-L’Opera nascosta’ andato in scena al Teatro Brancaccino di Roma.

 

 

Michele Santeramo, fra i drammaturghi più apprezzati, è l’autore e il narratore di Leonardo da Vinci – L’Opera nascosta, progetto prodotto dalla Fondazone Teatro della Toscana. Presentato il 24 e il 25 marzo al Teatro Brancaccino di Roma, nell’ambito di Spazio del Racconto – rassegna di drammaturgia contemporanea, più che uno spettacolo si potrebbe dire che sia un dialogo filosofico dove la leggerezza e l’ironia sono tra le sue caratteristiche fondamentali.

‘Leonardo, l’opera nascosta’ si ispira alla vita di Leonardo Da Vinci, quello di Santeramo è un teatro filosofico che offre spunti per una riflessione più ampia e accompagna lo spettatore in un racconto affascinante dove la finzione e la realtà si mettono a confronto senza quella frenesia di insegnare qualcosa. “Questa storia è tutta inventata’,  spiega Santeramo,  ‘Leonardo Da Vinci ne è il protagonista perché è uno dei pochi personaggi che può risolvere, o almeno provarci, il più grande caso irrisolto che riguarda l’essere umano: il passaggio tra la vita e la morte’.

L’allestimento è semplice, la scena è minimale. Un tavolo nero, un copione su di esso, un sedile nero al centro. Santeramo è solo e al centro della scena. Alle sue spalle c’è lo schermo su cui sono videoproiettate le immagini di Cristina Gardumi con cui Michele Santeramo ha già collaborato ne La prossima stagione. I colori sono caldi dall’ocra al bruno, dal rosso al giallo, le immagini dell’artista danno forma alla drammaturgia.

Tra questi vi è l’uomo vitruviano, le forme geometriche di quel corpo disegnate e contenute in un cerchio rappresentano la perfezione. Dopo tanto splendore, Leonardo vuole correggere qualcosa che appartiene all’uomo ma che imperfetto: la morte. Semplicemente perché ‘la morte fa schifo’. Perché essa non si può misurare e cancella il genio. La morte che comincia proprio quando si perde l’equilibrio con il mondo. Scorrono le immagini e con esse il fiume di parole di un racconto che evoca atmosfere e innesca riflessioni. Appaiono sullo sfondo i volti giganti dei personaggi e di Leonardo stesso: il Duca, il medico, la Gioconda e poi Gesù, la folla. Tra i personaggi e il protagonista si sviluppa un dialogo, diventano veicoli di un pensiero filosofico convertito a sua volta in una drammaturgia elevata.

I dialoghi tra Leonardo e Monna Lisa riportano alla memoria le pagine di Dorian Gray di Oscar Wilde ed è una sorta di rimando all’opposto di quella perdizione e di quella eterna dannazione. Invecchia il quadro e con le rughe, con i capelli bianchi della Gioconda, il decadimento fisico si trasforma in un amore che si inserisce tra il fermare e il creare il tempo. Sarà proprio quest’ultima condizione a farci più male. Se la morte cancella il genio, come può il genio cancellare la morte? Leonardo inventa l’esistenza di un luogo dell’immortalità che rende morti i vivi. Del resto il potere consiste proprio nel gestire il rapporto tra vita e morte. È il ‘Paese dove non si muore mai’ dove ci sono regole precise che determinano l’appartenenza ad esso. Anzitutto zero sentimenti che sono ‘alterazioni termiche’ nemiche della vita. Bandito l’uso dell’immaginazione e del denaro. Bere e mangiare poco. Niente sesso e niente memoria, zero ricordi.

E quando l’esaltazione dell’immortalità raggiunge il massimo livello di esasperazione ecco sopraggiungere un’altra evoluzione di pensiero. Ciò che diviene possibile è vivere l’adesso, smettere di pensare al domani e concentrarsi sull’oggi. Sentirsi vivi. Proprio perché ‘la felicità è una promessa dentro un limite’.

Il teatro di Santeramo possiede qualcosa di antico, ci pone delle domande, senza suggerirci le risposte. La catarsi consiste nell’interrogare la nostra coscienza ed alla fine del viaggio con Leonardo da Vinci,si esce dalla sala diversi da come si era entrati.

Roberto Staglianò

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