La morte di Papa Francesco ha aperto il periodo di Sede vacante in Vaticano. Si tratta di una fase che culminerà con l’elezione del nuovo Pontefice. Dopo il decesso di Bergoglio, quasi tutti gli incarichi della Santa Sede sono decaduti ad eccezione del camerlengo, che oggi è il cardinale americano Kevin Farrell. È stato lui che ha annunciato al mondo la scomparsa di Papa Francesco, lunedì 21 aprile, aprendo il periodo che porterà al Conclave. Si tratta del termine che fa riferimento all’isolamento dei cardinali, chiamati a eleggere il nuovo Papa. Ma non voteranno tutti.
Quanti sono i cardinali a votare
Solitamente il Conclave si svolge tra i 15 e i 20 giorni dopo la morte del Papa. A Roma si riuniranno tutti i cardinali elettori, cioè quelli con età inferiore a 80 anni, che alloggeranno a Casa Santa Marta. Con la Messa Pro Eligendo Romano Pontefice, che sarà presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re nella Basilica di San Pietro, si aprirà ufficialmente il Conclave. I cardinali sfileranno in processione verso la Cappella Sistina e li saranno chiusi, dopo il giuramento di segretezza e l’Extra omnes, fino all’elezione del nuovo Papa. Ma quanti saranno? A votare saranno 135 dei 252 cardinali che compongono il Collegio cardinalizio. Di questi, 110 sono stati nominati proprio da Papa Francesco durante il suo pontificato.
La parola Conclave deriva dal latino
Il termine Conclave deriva dal latino cum clave, che significa «con chiave». Si tratta di una parola utilizzata per simboleggiare soprattutto l’isolamento dei cardinali all’interno della Cappella Sistina, di fatto chiusi a chiave in attesa del completamento dell’elezione del nuovo Pontefice. Non potranno avere nessun contatto con l’esterno, né personalmente né attraverso la tecnologia. Il regolamento attuale risale al 1904, con la costituzione Vacante Sede Apostolica di Pio X. Poi sono stati diverti i Papi che hanno modificato il regolamento. Tra questi anche Paolo VI che ha introdotto una delle norme principali: l’esclusione dei cardinali con più di 80 anni.
Come funzionano le votazioni
Il momento più atteso è quello della votazione. Tutto il mondo attende la famosa fumata bianca. È questo il segnale dell’elezione del Papa e della fine delle elezioni interne. Ma per arrivarci il nuovo Pontefice dovrà ottenere la maggioranza di due terzi dei voti. Ciascun cardinale, infatti, scrive il nome del prescelto su una scheda e la deposita all’interno di un’urna sull’altare. A ogni votazione segue uno scrutinio, dopo il quale le schede vengono bruciate. Qualora non dovesse essere raggiunta la maggioranza di due terzi la fumata sarà nera. Al massimo da regolamento potranno esserci 33 o 34 votazioni. Se non si ottiene alcun risultato dopo questo numero, infatti, si procede al ballottaggio tra i due più votati, che non parteciperanno al voto.
Habemus Papam: l’elezione del Papa
Quando uno dei candidati ottiene la maggioranza di due terzi o vince al ballottaggio, è il Decano del Collegio cardinalizio a chiedere all’eletto se accetta e quale sarà il nome pontificale che assumerà. Il nuovo Papa si ritira nella Stanza delle Lacrime ed è lì che indossa i paramenti. Poi il cardinale protodiacono si affaccia dalla loggia della Basilica di San Pietro per annunciare al mondo l’atteso «Habemus Papam». Segue la prima apparizione pubblica del nuovo Pontefice, che impartisce la solenne benedizione Urbi et Orbi, che in latino significa «alla città [di Roma] e al mondo», e riflette il duplice ruolo del Pontefice come vescovo di Roma e capo della Chiesa cattolica universale.