Corazzieri nella Loggia d'Onore durante le consultazioni al Quirinale per la formazione del nuovo Governo, Roma, 4 aprile 2018. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Colle, tra premier e voto il 22 luglio

Niente 8 luglio. Se proprio si deve andare a votare precipitosamente, ciò accadrebbe non prima di domenica 22 luglio. In una giornata tesissima il Quirinale ha messo la parola ‘fine’ a un film divenuto stucchevole nella sua ripetitività assicurando che il tempo delle chiacchiere è finito: serve un governo, anche solo per tornare al voto. E l’incarico al nuovo premier, assolutamente non politico, potrebbe esserci tra domani e giovedì. Timing che presuppone anche la possibilità di dare qualche ora di riflessione in più a tutti i partiti.

Ma l’unica soluzione che salverebbe il Paese dall’esercizio provvisorio, scongiurando l’aumento dell’Iva, è – questa rimane la convinzione di Sergio Mattarella – dare la fiducia a un Governo di tregua, del tutto neutrale con in dono la massima garanzia, quella presidenziale, che questo inedito esecutivo concluderebbe la sua azione con l’approvazione della legge di Bilancio 2019, cioè a fine dicembre. O anche prima se vi fosse un accordo politico. Top secret il nome che Mattarella ha in testa per capeggiare un esecutivo che con tutta probabilità e destinato a nascere e morire in pochi giorni. Massimo riserbo anche sui nomi dei ministri – che pure sono in gran parte pronti – che non saranno certamente politici visto che Mattarella ha assicurato che saranno tutte figure che non si presenteranno alle elezioni. Il presidente della Repubblica esce dal suo studio poco prima delle 19.

Ma alle 19 il capo dello Stato già sa che le due principali forze politiche, l’M5s e la Lega, lo bocceranno. Sono entrate in campagna elettorale, come ha confermato seccamente Luigi Di Maio. Allora un po’ di sconforto misto a rabbia traspare quando Mattarella rilancia la palla nel campo avversario indicando non una ma tre soluzioni: la fiducia al suo Governo, elezioni a luglio, oppure in autunno snocciolando tutte le problematiche di entrambe le date. Saranno i partiti a dover decidere su quali binari vorranno correre. E lo dovranno fare pubblicamente, in Parlamento. Lì dovranno spiegare agli italiani perchè preferiscono tornare alle urne con un  costo stimato di nuove elezioni circa 350 milioni di euro.

Cosa sperano che cambi, dove vogliono andare a schierarsi visto che con il Rosatellum è certo che nessuno avrà mai la maggioranza per governare da solo.

Circa Redazione

Riprova

La rivoluzione energetica al femminile: le donne guidano gli investimenti nelle energie rinnovabili

La Lombardia, l’Emilia-Romagna, il Piemonte e il Veneto sono le regioni italiane che guidano la …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com