Coalizioni elettorali tra intese e ipocrisia

I padri nobili del Pd, l’ex premier Romano Prodi e l’ex segretario dem, Walter Veltroni lanciano, dalle pagine di ‘Repubblica’ e della ‘Stampa’, un appello all’unità della sinistra alle prossime elezioni, almeno nelle regionali di Lazio e Lombardia.

 Un’apertura arriva da Pier Luigi Bersani, esponente di ‘Liberi e Uguali’: ‘In Lazio e Lombardia proviamo a trovare un’intesa, ci stiamo lavorando’.  Con Nicola Zingaretti, ammette Bersani, la strada di un accordo è meno complicata di quella con Giorgio Gori. Comunque, avverte, non ha senso fare ammucchiate contro la destra, operazioni di ceto politico. Serve una proposta chiara di sinistra di governo, alternativa alla destra. Altrimenti i cittadini non ce li portiamo a votare. Vediamo che succede nelle prossime ore.

Siamo un progetto politico plurale, è normale che ci siano posizioni diverse. Abbiamo concordato di ascoltare le indicazioni del territorio, oggi ci saranno le assemblee sia in Lombardia che nel Lazio, poi prenderemo una decisione’, dice  il leader di LeU Pietro Grasso, incrociato dall’Ansa, a una domanda sul dibattito interno a ‘Liberi e uguali’ sul possibile sostegno ai candidati Pd per la presidenza della Lombardia e del Lazio.

Nicola Fratoianni, segretario di ‘Sinistra Italiana’ ed esponente di ‘Liberi e Uguali’ chiude ad un’intesa con il Pd sul candidato alla Regione Lombardia Giorgio Gori. Fratoianni sarà oggi pomeriggio a Cinisello Balsamo dove seguirà i lavori dell’ assemblea regionale della Lombardia di ‘Liberi e Uguali’. L’assemblea si terrà presso il salone della Coop Matteotti. Diverso, il discorso per il candidato nel Lazio Nicola Zingaretti dove ‘ci si confronta’, spiega Fratoianni.

Le forze del centrosinistra,  auspica Prodi, recuperino il buon senso e si mettano insieme per le elezioni regionali e anche per quelle nazionali: ‘Sono preoccupato perché non vedo prevalere quello spirito di coalizione che è sempre indispensabile per vincere una competizione elettorale. Quello spirito è fondamentale per le elezioni regionali, ma lo è anche per il voto nazionale. Per un semplice motivo: è stata approvata una legge che prevede proprio le coalizioni’. Per Prodi, servirebbe ‘un rigurgito di buon senso in un mondo che sembra davvero aver perso tutto il buon senso’.

A schierarsi per una candidatura unitaria del centrosinistra, perlomeno in Lombardia, è anche la leader Cgil Susanna Camusso: ‘Credo che sarebbe positivo se si cogliesse l’occasione di una candidatura unitaria in un’area del Paese, in particolare in quella milanese, dove cresce il numero di giovani e con un significativo tasso di innovazione. Sarebbe un passo importante per poter affrontare una partita strategica anche a livello nazionale’.

Nel ruolo di pontiere anche Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana ed esponente di ‘Liberi e Uguali’, che su Facebook scrive: ‘Con Gori in Lombardia è opportuno aprire un confronto sul programma, perché rispetto a Maroni non basta #faremeglio, come dice lo slogan Gori, ma si deve cambiare idee e politiche, nel Lazio non sostenere Zingaretti, un uomo di sinistra, è un errore perché dobbiamo impedire che la Regione passi a Gasparri’.

In realtà le coalizioni possono favorire la condizione di essere ‘separati in casa’ nella sostanza politica. Salvini martedì sera da Floris, era  sprezzante col Cavaliere: ‘C’è un solo modo per evitare le larghe intese. Ovvero che vinca il centrodestra e la Lega che arriva prima. Costringendo in tal modo Berlusconi a governare col centrodestra’. Il che significa dire che preferenza del Cavaliere sono le larghe intese. Anche l’accordo sul candidato in Lombardia,  Attilio Fontana, è frutto della minaccia più dura da parte del leader leghista: ‘O così o saltano tutti i collegi uninominali’.

Maria Stella Gelmini, nel caso, in termini di notorietà e di fiducia,  era più conosciuta del candidato leghista.  Ad ogni modo i sondaggi dicono  che i partiti del centrodestra sono comunque una decina di punti sopra il centrosinistra, e dunque la partita non dovrebbe essere a rischio. Accordo costato caro al Carroccio che, raccontano fonti vicine alla trattativa, in cambio del governatore ha dovuto accettare un 50 a 50 nella spartizione dei collegi lombardi.

 L’ipotesi, al momento: è 45 per cento (dei collegi) a Forza Italia, 35 alla Lega, 15 alla Meloni, 5 al quarto polo. Ma è solo un’ipotesi.
E c’è poco da stupirsi se nel  Lazio l’accordo è totalmente sfuggita di mano: Gasparri, dice Berlusconi,  può essere un ottimo candidato. Ma prima bisogna essere sicuri che non ci siano altri candidati che ostacolino la vittoria. Ovvero Sergio Pirozzi, il sindaco di Amatrice determinato a non ritirarsi.
E’ evidente che il voto sulla Regione ha un effetto sui collegi. Secondo un sondaggio di Antonio Noto Pirozzi è un candidato rilevante: se il centrodestra unito lo sostenesse sarebbe competitivo con Zingaretti, perché viaggia attorno al 40; nel caso si presentasse lo stesso anche con un candidato del centrodestra, Pirozzi raccoglierebbe comunque un 20 per cento. E forse si spiega anche con questo potere contrattuale perché abbia finora rifiutato l’offerta di seggi sicuri in Parlamento.

Difficile pensare, in una situazione del genere, che nello stesso giorno il centrodestra possa prendere attorno al 20 in regione e fare il pieno alle politiche.

Ci si chiede perché Forza Italia abbia fatto  passare tempo  consentendo che si affermasse la candidatura di Pirozzi e portandola, di fatto, a un punto di non ritorno. C’è forse un calcolo, come accadde a Roma  quando si decise di appoggiare Marchini per impedire che potesse vincere la Meloni e, in un’ottica di patti, provare a dare una mano al Pd? Stessa cosa che potrebbe accadere oggi in regione e sui collegi.

Scegliere un candidato ‘non adatto’ potrebbe avere un senso, come ha avuto un senso la votazione ‘centrista’ del Pd per l’elezione di Miccichè come presidente dell’Ars.

Gli esperti di numeri sostengono che senza fare il pieno nel Lazio è difficile immaginare  una vittoria nazionale del centrodestra.

Staremo a vedere…

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