‘Ho temuto per la mia vita secondo per secondo, ora per ora. Ho pensato che sarei morta, che non avrei più rivisto mio figlio, la mia famiglia. È stata un’esperienza davvero terrificante’. La modella dei tabloid Chloe Ayling, 20 anni appena compiuti, è atterrata ieri alle 12 a Londra.
È tornata a casa, in un sobborgo a sud della capitale inglese e parla dalla porta di casa. Del suo viaggio a Milano, che doveva portarle denaro e successo, resta solo l’entusiasmo iniziale postato l’11 luglio su Facebook con una bandierina italiana, un cuore e 472 messaggi di complimenti per il nuovo lavoro. Poi un incubo orribile.
La giovane racconta ai poliziotti della Squadra mobile e dello Sco, coordinati dai pm Ilda Boccassini e Paolo Storari, e al suo avvocato Francesco Pesce, di aver percepito la presenza di quattro sequestratori nei vari giorni del rapimento e di averne visti forse tre.
E cosa è successo in quella settimana di prigionia perché il fantomatico fotografo autore di un sequestro così violento, organizzato apparentemente anche nei dettagli e disposto a diventare killer su richiesta di committenti, abbia invece deciso di cambiare completamente condotta? Abbia deciso, cioè, di farsi arrestare liberando la ragazza solo perché consultando Instagram mi sono accorto che è mamma di un bimbo piccoloe questo è contro le regole della organizzazione criminale, avrebbe detto durante l’interrogatorio Pavel Lukas Herba. E ancora ad assurda giustificazione: Lei si è impegnata a procurarsi il denaro per pagare il riscatto». Herba poi, non si sarebbe limitato a liberare la ventenne e ad andarsene, l’avrebbe addirittura consegnata di persona alle autorità del consolato inglese.